Quando 18 mesi fa Silvia Romano è stata rapita in Kenya dove prestava servizio di volontariato per una Onlus che si occupa di bambini e giovani africani, oltre che le giuste tensioni, la rabbia e l’angoscia per l’avvenimento si sono alzate le solite polemiche imbarazzanti e i giudizi insulsi che senza vergogna molti hanno riversato sulla vicenda e sull’umile e ammirevole operato di una giovane volontaria. “Perché non si è fermata in Italia a fare volontariato?” è il sunto della maggior parte dei commenti assurdi che parte della gente – i soliti haters da tastiera – ha fatto senza avere alcuna pietà per la tragedia che stava passando la cooperante italiana.
Dopo i primi concitati mesi dove la vicenda di Silvia è stata seguita con passione e talvolta anche usata da più parti politiche, un rispettoso e quanto mai insolito silenzio si è riversato sul caso. Ogni tanto qualcuno si ricordava di Silvia, magari per qualche anniversario o per le feste, chiedendo di fare luce sul rapimento della ragazza. Poi, finalmente, in piena emergenza coronavirus, mentre l’Italia si destreggia con la seconda fase, Conte dà alla Nazione una comunicazione diversa, niente numeri sui contagi, nessuna autocertificazione e nemmeno nuove regole da seguire, questa volta è una buona, inaspettata notizia: Silvia Romano è libera!
Finalmente una bella notizia che ci mette tutti d’accordo, non si può che essere felici per la liberazione, dopo un anno e mezzo di prigionia, di una nostra connazionale che sta bene ed è in salute. Ma no, neanche questa bella notizia riesce a frenare i commenti malevoli e maldisposti di certa gente.
No, perché ritornano i vergognosi commenti, giudizi e insinuazioni davvero irriverenti: quanto ha dovuto pagare l’Italia per liberarla? Quanti soldi che vengono direttamente dalle tasche dei contribuenti? Questo è stato il primo pensiero di risposta alla spontanea gioia di tanti altri connazionali felici e solidali per la liberazione di una ragazza italiana. Ma quello che è seguito all’arrivo di Silvia, atterrata a Ciampino in velo islamico e, a quanto dichiarato dalla stessa, volontariamente convertita all’Islam, è una pioggia di fango indelebile. Non solo è tornata in salute e sorridente, gli haters sono offesi e indignati dall’oltraggiosa decisione spontanea della ragazza rapita che, in un momento così tragico, si è convertita all’Islam.
Indossa l’Hijab, la traditrice, mentre abbraccia i genitori e sembra essere bella in carne, niente niente è pure incinta ed è venuta a partorire in sicurezza in Italia “l’ingrata”, titola addirittura una delle più grandi testate italiane. È questo il livello miserabile a cui stiamo assistendo e che macchiano un ammirevole risultato. Silvia è libera, ma dovrà sopportare per molto tempo la maldicenza e la cattiveria della gente che non ha il minimo rispetto per la tragedia a cui la ragazza ha dovuto far fronte. Forse è quel “sono stata forte” pronunciato da Silvia con un gran sorriso che li disturba perché li mette difronte, a parti inverse, alla loro incapacità di sopportare quello che lei invece è riuscita a superare magnificamente, riuscendo ancora a sorridere! Questo è quello che dovrebbe essere notare, non che sia tornata in tipici abiti africani o no, incinta o semplicemente più in carne, ma che, nonostante tutto, sia tornata a sorridere!