Salta la tregua tra regime e ribelli: diversi bus destinati all’evacuazione da Aleppo di civili, malati e feriti, sono stati bruciati
La tregua fra governo siriano e ribelli annunciata giovedì scorso non è stata rispettata e le forze filogovernative hanno sparato contro un convoglio di mezzi che stava lasciando Aleppo est, ferendo e uccidendo alcune persone. Gli accordi per permettere l’evacuazione di Aleppo sono stati raggiunti nel fine settimana quando, secondo ciò che è stato annunciato dalla tv di Stato siriana è ripresa l’evacuazione di Aleppo est da parte dei civili. Diversi autobus con a bordo ribelli e membri delle loro famiglie hanno cominciato a lasciare la zona orientale della città. I problemi non sono mancati, infatti alcuni autobus del governo di Damasco sono entrati nella città per portare via le persone rimaste intrappolate in condizioni sempre più disperate, al gelo e senza cibo. Le operazioni sono state condotte sotto la supervisione del Comitato internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa siriana. Sono circa 120 autobus, afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani, destinati a far evacuare almeno 4 mila persone a Fua e Kefraya, nella provincia nordoccidentale sciita di Idlib, dove sarebbero presenti circa ventimila persone, tra cui settemila minori. Ad Aleppo est, invece, vi sono ancora circa 40mila civili e tra 1.500 e 5.000 combattenti con le loro famiglie. Tuttavia diversi bus del convoglio incaricati di evacuare i residenti dei due villaggi sciiti sono stati attaccati e bruciati.
Domenica, infatti, alcuni ribelli hanno attaccato e incendiato gli autobus che trasportavano i feriti e i malati fuori da Fua e Kefraya. L’evacuazione dei feriti da Fua e Kefraya è stata richiesta dall’esercito siriano ai ribelli per permettere l’evacuazione di Aleppo, ed è stata anche la condizione che già nei giorni scorsi aveva fatto fallire le fragili tregue raggiunte.
“Stiamo vivendo una terribile catastrofe umanitaria in Siria. Tuttavia, a volte il prezzo dell’uso dei mezzi militari si rivela inferiore alla loro utilità”, ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in un’intervista al settimanale Bild am Sonntag, aggiungendo che “c’è il rischio che si trasformi nel più grande conflitto nella regione o che altri innocenti muoiano. Se avessimo reagito ad ogni problema, ad ogni catastrofe umanitaria con i mezzi militari, saremmo stati in un mondo pieno di guerre e sofferenze”. Si cercano le soluzioni: il Consiglio di Sicurezza dell’Onu discute su una risoluzione che chiede l’accesso immediato e incondizionato a osservatori nelle zone assediate di Aleppo e in tutta la Siria al fine di garantire la distribuzione degli aiuti umanitari. La Francia ha proposto al segretario generale dell’Onu Ban Ki moon di ridispiegare gli osservatori già sul posto per “effettuare un controllo diretto e neutro e riferire in merito alle evacuazioni”. La risoluzione sottolinea inoltre che l’evacuazione dei civili “deve essere volontaria e per destinazioni di loro scelta”. L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin, ha detto che la Russia esaminerà la risoluzione, ma si è detto scettico sull’invio immediato di osservatori. Aleppo subisce questo conflitto da 4 anni e i danni non si contano, secondo una stima ottimistica dei danni “in tutta la città sono superiori al 50 per cento”, dice l’amministratore della città Nadeem Rahmoun. Più difficili da valutare i danni nei “sud e nella città vecchia”, patrimonio mondiale Unesco in pericolo.
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foto: Ansa