Mentre le grandi potenze mondiali sono impegnate nella Cop 26, in tema di politica climatica la Svizzera non fa una bella figura. Per l’esperto in materia di protezione del clima Hofstetter il contributo della Confederazione è “pari a zero”
Secondo l’ultimo rapporto emanato dal WWF Svizzera, nella categoria «politica climatica» del nuovo indice di protezione climatica di Germanwatch e del NewClimate Institute, la Svizzera è crollata dal 23° al 51° posto. Questo tonfo della Confederazione elvetica di ben 28 posizioni indietro pare che sia dovuto soprattutto alla mancanza di un piano di attuazione in merito agli obblighi internazionali in materia emissioni di gas a effetto serra.
Lo scorso 13 giugno, infatti, la Svizzera ha respinto la legge sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (Legge sul CO2) secondo la quale, con l’introduzione di nuove norme e più tasse, la Confederazione avrebbe ridotto le proprie emissioni con l’obiettivo di dimezzare i gas a effetto serra entro il 2030, conformemente agli impegni presi nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima. Con questo risultato la Svizzera si trova ad affrontare una netta lacuna nella politica climatica con la disastrosa conseguenza di un indietreggiamento rilevante nel nuovo indice di protezione climatica per la categoria «politica climatica».
Si difende invece per quanto riguarda la categoria «energie rinnovabili», dove le prestazioni elvetiche risultano essere medie: potendo disporre di grandi quantità di energia idroelettrica e nucleare nel mix dell’elettricità, automaticamente i risultati sono buoni, anche se i progressi restano ancora insufficienti.
Considerando la valutazione complessiva – che tiene in considerazione le quattro principali categorie quali emissioni di gas a effetto serra e sfruttamento energetico, oltre alle energie rinnovabili e alla politica climatica – la Svizzera si classifica al 15° posto su 61 nazioni.
Si tratta di un risultato ragguardevole ma non ancora soddisfacente, considerando che rispetto all’anno precedente perde una posizione (era infatti al 14° posto) e soprattutto che i Paesi scandinavi o Paesi come il Regno Unito e il Marocco fanno più della Confederazione per proteggere le risorse della terra. Inoltre questi risultati non tengono conto delle emissioni grigie, ovvero le emissioni derivanti dall’importazione di merci che, per un Paese abbiente come la Svizzera, sono a livelli da record.
La Svizzera però non è l’unica a ottenere risultati scoraggianti per quanto riguarda l’approccio complessivo in materia di ecologia, poiché pare che nessun Paese si trovi sulla giusta strada per arginare il riscaldamento a 1,5 gradi, tanto che nessuno occupa i posti sul podio.
Il miglior Paese in proposito è la Danimarca che occupa il 4° posto, seguito da Svezia e Norvegia che, affidandosi fortemente all’energia eolica, possono vantare notevoli progressi nelle rinnovabili e alla buona politica climatica.
Novembre potrebbe essere il mese della svolta
Un’azione efficace si può sperare a novembre quando la Commissione dell’ambiente del Consiglio degli Stati potrà sostenere, già il 15 di questo mese, lo sviluppo di un’efficace controproposta indiretta rispetto all’iniziativa per i ghiacciai che permetterebbe di introdurre strumenti utili almeno per i singoli settori rilevanti, attualmente carenti. Tuttavia – si legge nell’ultimo comunicato stampa del WWF Svizzera – “al fine di raggiungere gli obiettivi climatici vincolanti della Svizzera a livello internazionale e gli obiettivi dell’iniziativa per i ghiacciai, le emissioni vanno ridotte a velocità tripla in tutti i settori rispetto a quanto fatto finora”.
Inoltre, il 28 novembre i cittadini zurighesi voteranno la legge cantonale sull’energia, dove verrà chiesto che gli impianti di riscaldamento a petrolio e gas vengano sostituiti da impianti rispettosi del clima una volta arrivati al termine del loro ciclo di vita.
«Al momento, il contributo della Svizzera al mantenimento della stabilità climatica è praticamente pari a zero. La Confederazione non rispetta i propri obblighi internazionali, esponendo così la popolazione alle drammatiche conseguenze del riscaldamento climatico. In quanto Paese abbiente, deve e può fare di più» afferma Patrick Hofstetter, esperto di protezione del clima presso WWF Svizzera. «Espansione massiccia della produzione di energia solare, obiettivi climatici nazionali rigorosi entro il 2030, rapida sostituzione degli impianti di riscaldamento a petrolio e gas con alternative rispettose del clima: nella politica climatica cantonale e nazionale questi passi sono urgentemente necessari, e anche di grande attualità» conclude l’esperto.
Redazione La Pagina
Immagine: Germanwatch 2021