Anche questa volta la festa del 25 aprile italiano è passato senza clamori ma non senza i giusti onori. Quest’anno i festeggiamenti per la Liberazione, che compie ben 76 anni, non si sono svolti in silenzio e in assoluta assenza di quanti vogliono rendere omaggio a questa giornata, come è avvenuto lo scorso anno, ma certamente si è svolto tutto un maniera molto contenuta. Secondo la tradizione, Mattarella ha deposto la corona al Milite ignoto dopo aver richiamato ai valori di “rinascita, unità e coesione”. Con lui, sull’Altare della Patria i presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico, e il presidente del Consiglio Mario Draghi, mentre sullo sfondo il suggestivo passaggio delle frecce tricolori che disegnano i colori della bandiera italiana sul cielo di Roma. Dopo la consueta visita al Museo della Liberazione e una visita fuori programma in piazza dei Tribuni, nel popolare quartiere romano del Quadraro, per deporre una corona di alloro davanti al monumento in onore dei numerosi abitanti del quartiere che morirono in quel periodo. Infine, Mattarella ha ricevuto al Quirinale le alte cariche dello Stato: “Questa giornata, per gli italiani, rappresenta la festa civile della riconquista della libertà – ha dichiarato il capo dello Stato -. La vittoria dell’umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio, pieno di entusiasmo, portato a compimento con la Costituzione Repubblicana del 1948”. E ha concluso: “Una data simbolica della guerra di Liberazione scelta dalla Repubblica Italiana per ricordare la conclusione del sanguinoso conflitto, la fine della brutale e spietata occupazione nazista, il crollo definitivo del fascismo”.
Più sentito e molto rappresentato sui social, invece, il 25 aprile italiano si è celebrato sulla rete grazie ai
pensieri, post, foto, video, testimonianze, ricordi, letture o semplicemente auguri che tutto il popolo italiano, da tutte le parti del mondo, ha voluto esprimere telematicamente. È così che è trascorso il 25 aprile quest’anno, anche se sottotono con uno spirito di speranza che ha accomunato tutti, quando al suono del termine “liberazione” il pensiero è andato alla libertà che in un certo qual modo ci è stata privata in questi ultimi due anni.
Nulla a che vedere con la guerra, col fascismo e con chissà quali altre congetture, e per fortuna! Ma per via di questa Pandemia siamo tutti costretti a vivere privati della libertà che forse abbiamo sempre dato un po’ per scontato.
Quello di cui la Pandemia da Covid-19 non ci priva sono le sorprese, le novità che non mancano mai: l’ultima ci giunge fresca fresca dall’Italia, dal Piemonte, dove è stata isolata e scoperta la “variante svizzera”. Una mutazione del Covid che è stata nominata “svizzera” per l’alto numero di diffusione nel territorio elvetico e che ha varcato i confini giungendo in Italia attraverso un torinese 57enne, un paziente reinfettato, cioè aveva già contratto il Covid a novembre. Interrogato subito dal Blick, il direttore generale dell’IRCCS di Candiolo (TO), Andrea Sottile, ha spiegato che quella identificata è la mutazione B.1.1.39, riscontrata nella maggior parte dei casi proprio nella Confederazione dove si contano 1’123 casi che devono essere ricondotti a questa mutazione (in Germania è stata riscontrata 225 volte). Come la variante inglese, anche la variante svizzera è altamente infettiva ma sembra che i vaccini attualmente in uso siano utili anche contro questa mutazione del virus. Non si tratta di una variante nuova, spiega l’epatologo di fama internazionale ed esperto in malattie infettive Andreas Cerny “è già da inizio aprile 2020 che questa variante è in circolazione. È vero che ha raggiunto diversi paesi, ma sempre in piccoli numeri. Non è mai riuscita a soppiantare altre varianti, come per esempio quella inglese”.
Forse ci aspettavamo una festa della Liberazione diversa da quella trascorsa appena un anno fa, e probabilmente sognavamo altre “sorprese” e non una “variante svizzera” che si unisce a tutte le altre fino adesso isolate, ma certe conquiste, come quelle della libertà, richiedono grandi sacrifici, come sempre la storia insegna…
Redazione La Pagina
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