È iniziato l’utilizzo in regime ordinario della pillola abortiva Ru486, dopo i circa 200 trattamenti compiuti in via sperimentale dal 2006 al 2009.
La prima interruzione di gravidanza farmacologica effettuata in Italia da quando la Ru486 è in commercio anche nel nostro Paese è avvenuta presso il policlinico di Bari su una donna di 25 anni. Prima di iniziare il trattamento, la paziente è stata sottoposta a tutti gli accertamenti clinici richiesti e aveva deciso, compilando gli appositi moduli, di interrompere la gravidanza in corso scegliendo la via farmacologica anziché l’intervento chirurgico.
In Puglia la Ru486 veniva somministrata in via sperimentale (in quanto importata dalla Francia) alle pazienti in regime di day-hospital dal novembre 2006.
La venticinquenne “non ha voluto ripetere l’esperienza della sala operatoria e dell’anestesia”, fa sapere il dottor Nicola Blasi della prima clinica ostetrica del Policlinico, unico non obiettore di coscienza. Il dottor Blasi si è detto meravigliato del clamore suscitato dalla vicenda, sostenendo che quasi tutte le donne che si sono sottoposte al trattamento con la Ru486 hanno deciso autonomamente e consapevolmente non solo di abortire ma anche le modalità con cui mettere termine alla gravidanza, in quanto preventivamente informate tramite la Rete o chiedendo chiarimenti al proprio ginecologo.
Blasi ha inoltre precisato che “solo aumentando la contraccezione possiamo evitare le interruzioni di gravidanza”, dicendosi compiaciuto di “questo battage pubblicitario” che ha posto “al centro dell’attenzione i criteri di prevenzione dell’aborto”.
Le linee guida sull’utilizzo della Ru486 in Puglia verranno emanate in seguito ad una riunione che si terrà nelle prossime settimane tra l’assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, e i medici che si occupano del problema.
“È opportuno che la politica faccia il suo mestiere, lasciando alle donne e ai medici il loro”, ha aggiunto l’assessore in merito alle polemiche che sta sollevando la somministrazione della Ru486 nel policlinico di Bari.
“La Ru486 – afferma Fiore – è un farmaco che esiste nella farmacopea ufficiale italiana in seguito ad una regolare delibera dell’Agenzia italiana del farmaco il cui percorso, durato circa 700 giorni, è il triplo di quello abitualmente usato dalla stessa Aifa per l’introduzione di altri farmaci”.
“Questa circostanza – sottolinea l’assessore pugliese alla Sanità – mi fa pensare che tale organismo tecnico ha ben studiato le caratteristiche del farmaco peraltro note da circa 20 anni in tutta Europa, oltre che nel resto del mondo. Non c’è quindi alcun motivo per impedirne l’uso sul territorio nazionale e in particolare in Puglia”.
Le Asl pugliesi, nel frattempo, si stanno procurando il farmaco “perché – spiega Fiore – è un atto dovuto anche questo: bisogna evitare che una persona chieda di fruire di questo metodo e poi non possa per l’indisponibilità del farmaco”. L’assessore non prevede “assolutamente un flusso ingovernabile di richieste di Ru486”.
Fiore ha concluso ricordando “che la legge 194 stabilisce che sia la donna il decisore primo delle pratiche di interruzione di gravidanza avendone ovviamente contezza attraverso una informazione sufficientemente dettagliata.
Se una donna italiana decide quindi di interrompere una gravidanza non voluta e segue il percorso stabilito dalla legge ha pieno diritto di poter utilizzare un metodo chimico e non chirurgico per affrontare il suo delicato problema”.