Tanti sono convertiti all’Islam, il 17% sono donne, ecco una valutazione del fenomeno
La maggior parte sono partiti da soli quattro Paesi europei: Belgio, Francia, Germania e Regno Unito, con il primo, non a caso colpito da un sanguinoso doppio attentato in marzo, che ha il più alto contingente di foreign fighters in rapporto alla popolazione. Quelli che sono tornati in patria, generalmente considerati una minaccia potenziale, sono circa il 30%, indicativamente tra 1’176 e 1’288. Il censimento è dell’International Center for Counter-Terrorism (Icct) dell’Aja, che, su incarico della presidenza olandese dell’Ue, ha condotto un’indagine per valutare il fenomeno dei foreign fighters.
I numeri sono solo stimati, poiché avere cifre precise è difficile, per molti motivi, ma il rapporto dell’Icct fornisce una fotografia la più accurata possibile di un fenomeno di cui si parla molto, ma spesso in termini vaghi.
Molti sono convertiti all’Islam
Dei 3’922-4’294 foreign fighters europei, il 14% sono morti (decesso confermato); vengono quasi tutti (tra il 90 e il 100%) da grandi aree urbane o periferie delle medesime; la nazionalità non sembra avere una grande influenza; una percentuale significativa (tra il 6 e il 23%) è costituita di convertiti all’Islam, cioè persone che prima non erano musulmane; molti Stati, inoltre, riscontrano percorsi di radicalizzazione molto rapidi, oppure sotto la linea di visibilità. Il 17% dei foreign fighters sono donne. Il rapporto fornisce una fotografia del fenomeno nell’Ue (26 Paesi su 28), vediamo qual è la situazione in alcuni paesi.
AUSTRIA
Fino al settembre 2015, 230 individui identificati hanno lasciato il Paese per la Siria o per l’Iraq; uno studio di fine 2015 aggiorna la stima a circa 300 persone. Per il Ministero dell’Interno austriaco, il numero dei foreign fighters ritornati potrebbe superare i 70. Fino al 9 febbraio 2015, sempre secondo il Ministero, 17 donne avevano lasciato l’Austria per trasferirsi in territori controllati dall’Is; alcune erano minorenni. I partenti erano prevalentemente di origine cecena (in maggioranza immigrati di seconda generazione), turca o balcanica, di età compresa tra 18 e 35 anni.
BELGIO
Le stime più recenti dei foreign fighters partiti dal Belgio oscillano tra 420 e 516 individui che hanno viaggiato verso la Siria o l’Iraq dal 2011, il più alto tasso pro capite d’Europa. Rimangono in Medio Oriente tra 180 e 260 foreign fighters belgi; 60-70 sono stati uccisi, per lo più in combattimento. Sono tornati in Belgio tra 55 e 120 individui e 50 hanno tentato di partire, ma sono stati fermati.
Su 516 individui, 47 sono donne e circa il 6% sono convertiti all’Islam, l’età varia dai 14 ai 69 anni (media 25,7).
FRANCIA
Il numero dei francesi trasferitisi in Siria e Iraq fino a ottobre 2015 è di oltre 900 (la Francia ha 66 mln di abitanti, sei volte quelli del Belgio); il numero dei cittadini francesi radicalizzati e dei residenti collegati a reti jihadiste, che non hanno necessariamente viaggiato verso la Siria o l’Iraq, è stimato a circa 2mila. A novembre 2015, circa 570 erano ancora in zona di guerra, dei quali circa 200 donne; circa 140 erano morti e 246 erano tornati in Francia.
In più, circa 85 minorenni sono coinvolti in reti jihadiste e 10 si trovano in Siria o Iraq. Il 75% si è arruolato con l’Is, il 25% con Jabhat al Nusra. Non c’è, come altrove, un tipico foreign fighter: vengono da tutte le regioni e da tutti i contesti socioeconomici; mentre molti sono giovani uomini con precedenti penali, c’è un crescente contingente di donne, e anche intere famiglie, che vogliono trasferirsi nel Califfato. I convertiti all’Islam sono ben il 23% del contingente francese.
GERMANIA
Per il Ministero degli Esteri, fino al luglio 2015 oltre 720 individui hanno lasciato la Germania per combattere con gruppi terroristi in Siria e Iraq, o per sostenerli. In ottobre la Procura Federale ne stimava 750, mentre il Soufan Group, una società di consulenza, ne dava 760. Per il Ministero, oltre il 30% rimane in zona di guerra, mentre 250 sono tornati. Un centinaio sono morti, incluso almeno 20 nel corso di attacchi suicidi.
Il 40% ha la cittadinanza tedesca, il 20% doppia cittadinanza (tedesca e un’altra), gli altri sono partiti dalla Germania ma non hanno la cittadinanza tedesca. Il 20% sono donne; il 5% era minorenne al momento della partenza e la maggioranza aveva meno di 30 anni. Per il 12% sono, o erano, convertiti all’Islam. Molti erano disoccupati al momento della partenza o lavoravano nella fascia degli occupati poco qualificati e poco pagati; i due terzi erano già noti alle forze dell’ordine. Un rapporto del Ministero sottolinea la relativa velocità del processo di radicalizzazione: spesso basta meno di un anno.
ITALIA
Per il Ministero dell’Interno, 87 foreign fighters sono partiti dall’Italia tra gennaio 2011 e la fine di ottobre 2015; 57 si troverebbero tuttora in zona di guerra e 18 sono morti. Almeno 15 si sono uniti all’Is, due a Jabhat al Nusra e sette ad altre forze dell’opposizione. Del totale, solo 12 hanno o avevano passaporto italiano.
Il 17% dei foreign fighters sono donne
Dall’Italia sono partiti 87 foreign fighters
Adnkronos