Ban Ki Moon: sospensione colloqui mostra divisioni profonde
Mentre aprendo i lavori della conferenza dei donatori per la Siria a Londra la scorsa settimana, il premier britannico David Cameron ha sottolineato la necessità di una transizione politica nel paese “per quanto questa possa essere difficile”, il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon è intervenuto per commentare la sospensione dei negoziati tra regime e opposizione, negoziati aggiornati a fine febbraio. La sospensione dei colloqui di Ginevra, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, “mostra sino a che punto siano profonde le divisioni” tra le parti. “È’ profondamente scioccante che l’avvio dei negoziati sia stato sabotato dagli ostacoli posti alla consegna degli aiuti umanitari e da un improvviso aumento dei bombardamenti e delle attività militari”.
“I prossimi giorni dovranno essere utilizzati – ha proseguito – per creare le condizioni per tornare al tavolo negoziale e non per rafforzare le posizioni conquistate sul campo di battaglia”. Riferendosi agli obbiettivi della conferenza dei donatori, Ban Ki Moon, ha detto che si tratta di “dare speranza e di fare in modo di rallentare l’esodo dei siriani e la radicalizzazione di una generazione perduta”. Ad annunciare la sospensione è stato l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura che ha parlato di “una pausa temporanea” dei negoziati avviati tra l’opposizione e il regime di Damasco nel tentativo di porre fine alla guerra civile siriana che dura ormai da quasi 5 anni.
“C’è ancora molto lavoro da fare”, ha detto de Mistura ai giornalisti proprio mentre dalla Siria giungono notizie di una decisiva avanzata delle truppe governative nella provincia di Aleppo. L’esercito siriano ha infatti annunciato proprio di aver tagliato ogni linea di rifornimento dei ribelli nella seconda più grande città della Siria con il resto del Paese, in particolare con la Turchia, uno dei principali sponsor dell’opposizione armata al regime di Assad.
Sono le “escalation militari” delle forze del presidente Bashar al Assad che hanno portato alla sospensione dei negoziati di pace sulla Siria: è quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco, che ha parlato però di ancora un “barlume di speranza”. Dopo essere stato ricevuto da re Salman d’Arabia Saudita, Frank-Walter Steinmeier ha detto che “a causa della escalation militare” di Damasco, il mediatore dell’Onu Staffan de Mistura è stato costretto a sospendere i colloqui di Ginevra. “I combattimenti hanno conosciuto una escalation e le forze del regime siriano ne hanno la responsabilià”, ha aggiunto il ministro tedesco in una conferenza stampa congiunta con l’omologo saudita Adel al Jubeir.
“È una situazione molto difficile”, ma “c’è ancora un barlume di speranza”, ha aggiunto ancora Steinmeier.
Nel corso del conflitto oltre 260’000 morti
Oltre 260’000 morti, oltre la metà della popolazione costretta alla fuga e un paese in rovine: questo il bilancio di massimo dei cinque anni di conflitto stilato dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.
Secondo l’osservatorio, nel dettaglio, al 31 dicembre 2015 i morti sarebbero 260’758, di cui almeno 76’000 civili. Tra le vittime, almeno 13’000 persone hanno perso la vita in seguito a torture ricevute nelle carceri del regime mentre altro bersaglio della violenza sono state le infrastrutture sanitarie con almeno 177 ospedali distrutti e oltre 700 operatori sanitari uccisi.
Sui 23 milioni di abitanti di prima del conflitto, oltre la metà (13 milioni e mezzo) ha dovuto lasciare la sua abitazione e al momento circa 486’700 persone vivono in località sotto assedio da parte delle forze regolari o dei ribelli. Con la guerra 4,7 milioni di siriani hanno dovuto lasciare il paese (la maggior parte è accolta in Turchia ove si trovano al momento tra i due e i due milioni e mezzo di profughi siriani, segue il Libano con un milione e duecentomila rifugiati).
Pesantissime anche le conseguenze sull’economia, col settore industriale letteralmente paralizzato dal conflitto e una caduta delle esportazioni pari al 90%. Pesanti anche le perdite dirette e indirette sul fronte petrolifero con 58 miliardi di perdite.
Askanews/Afp