Imballaggi, plastiche, vernici, padelle antiaderenti, schiume per imbottiture, carta per alimenti, incensi possono contenere, o in passato hanno contenuto, gli interferenti endocrini, sostanze chimiche che possono essere una minaccia per la salute, in particolare la fertilità, e per l’ambiente. “Nell’ultimo decennio parecchi studi stanno evidenziando che una categoria di sostanze chimiche con le quali conviviamo quotidianamente possono influire pesantemente sulla fertilità di coppia. Sostanze sospettate anche di essere causa di tumori ormono-dipendenti, disturbi neuro comportamentali e altre patologie, oltre che interferire con lo sviluppo cerebrale”, afferma il biologo Luciano Atzori, esperto di sicurezza alimentare e tutela della salute, che spiega dove si trovano queste sostanze e fornisce un ‘decalogo’ per difendersi.
Dai Pcb al perfluorottano sulfonato, dagli eteri bifenili polibromurati ad alcuni fitofarmaci, fino al bisfenolo A e agli idrocarburi policiclici aromatici, ma anche a metalli come l’arsenico, gli interferenti endocrini “sono costituiti da un grande ed eterogeneo gruppo di sostanze chimiche che si possono trovare nell’ambiente come contaminanti persistenti in molti prodotti di consumo di uso comune, ma anche come sostanze naturali”, spiega l’esperto nel documento per AdnKronos Salute. Riescono ad alterare il normale funzionamento del sistema endocrino in quanto possono spegnere, accendere o modificare i segnali inviati dagli ormoni”.
Questi composti, “oltre all’incremento del rischio di patologie riproduttive (infertilità, endometriosi, aborto, criptorchidismo, intersessualità, ipospadia, diminuzione della qualità del seme umano), possono generare anche alcuni tipi di tumori (specialmente al seno e nei testicoli), essere causa di disturbi comportamentali nell’infanzia, forse anche di diabete e obesità”. Tenuto conto del fatto che tutte queste sostanze convivono con noi, “risulta necessario assumere verso questi probabili o sicuri interferenti endocrini delle misure atte a ridurre, ove possibile, l’interazione con il nostro organismo”.
Tra le principali misure suggerite da Atzori per difendersi da questi rischi:
1) Non riutilizzare mai i recipienti in plastica per gli alimenti se sono di tipo monouso;
2) Non utilizzare gli utensili da cottura (padelle, pentole e così via) antiaderenti se il loro rivestimento interno risulta deteriorato e soprattutto non acquistarli via Internet se non si è sicuri della loro provenienza (evitare gli utensili antiaderenti extra Ue, quindi privi della sigla Ce);
3) Quando si cuociono gli alimenti ci deve essere un’adeguata ventilazione, oppure utilizzare la cappa aspirante;
4) Non travasare mai i liquidi caldi in contenitori di plastica che non sono stati fabbricati per sopportare le alte temperature. Prima di effettuare questa operazione è bene far raffreddare il liquido. Per tale motivo sono stati eliminati dal commercio i biberon in policarbonato che comunque si possono ancora trovare all’estero o su Internet;
5) Le pellicole trasparenti e le carte per alimenti vanno sempre utilizzate rispettando le indicazioni del produttore che sono obbligatoriamente riportate in etichetta;
6) Non assumere gli alimenti con parti carbonizzate;
7) Ridurre il consumo degli alimenti affumicati a caldo;
8) Limitare ogni forma di combustione negli ambienti chiusi, specialmente dovuta a sigarette, sigari, pipa, candele e incenso. Se ciò dovesse accadere, bisogna che si effettui un adeguato ricambio dell’aria;
9) Se possibile moderare l’utilizzo dell’abbigliamento trattato con idrorepellenti e antimacchia;
10) Nell’acquisto di componenti d’arredo per la casa e l’ufficio limitare la scelta di prodotti fabbricati con Pvc morbido.
Ma le norme in vigore ci tutelano? “Molte sostanze che contengono interferenti endocrini sono regolamentate e alcune anche vietate. Questo è il caso di specifici pesticidi e biocidi. Quindi si può affermare che la corrente legislazione già attua delle tutele nei confronti dei consumatori e dei lavoratori – dice l’esperto – Recentemente c’è stata un’azione dell’Ue che potrebbe portare a un’evoluzione della regolamentazione degli interferenti endocrini”. Ebbene, secondo l’esperto “dietro la proposta della Commissione europea ci sono delle ampie zone d’ombra”. Per esempio, “i criteri proposti dalla Commissione Ue per identificare gli interferenti endocrini non considerano gli effetti sugli animali”.
“Va anche detto che riuscire a definire una sostanza come interferente endocrino attraverso ‘prove certe’ dei suoi effetti negativi e la pertinenza rispetto alla salute umana sono traguardi molto ardui da avvicinare, tanto da poter ledere molte delle promesse fatte attraverso le norme sui pesticidi”. Inoltre, “la maggior parte dei composti chimici sono regolamentati secondo un approccio basato sul ‘pericolo’, ma con questa proposta della Commissione europea si torna alla stima del rischio”.
Insomma, per Atzori “gli interferenti endocrini possono essere un serio problema per l’ambiente e per la salute umana considerata soprattutto la loro ubiquità (alimenti, imballaggi, prodotti per la casa, abbigliamento, inquinanti ambientali)”, ma “nonostante ciò la Commissione europea vuole rendere, con il pretesto di una maggiore tutela della salute umana, più difficile l’identificazione di queste sostanze e proponendo la valutazione dei rischi, e non del pericolo, di fatto non prevede l’applicazione del principio di precauzione. In definitiva – conclude il biologo – si avrebbe una minor tutela della salute perché prima di dimostrare che una sostanza è un interferente endocrino, e quindi eliminarla dal commercio, ci potrebbero volere anche parecchi anni durante i quali la sostanza girerebbe liberamente nel mercato agendo indisturbata”.
Adnkronos