Rajoy conquista la maggioranza assoluta
Il Partido Popular di Mariano Rajoy ha conquistato una vittoria storica, ottenendo il migliore risultato nella storia della democrazia spagnola, e il Psoe guidato da Alfredo Rubalcaba ha subito la sua peggiore sconfitta. “Siamo davanti ad un momento decisivo per la Spagna. Il nuovo governo dovrà gestire la congiuntura più delicata che il Paese abbia conosciuto negli ultimi 30 anni. Abbiamo davanti a noi un compito immenso: non ci saranno miracoli”, ha dichiarato il vincitore delle politiche spagnole, il leader del Pp, Mariano Rajoy. “Voglio ridare agli spagnoli l’orgoglio di esserlo” ha aggiunto dal balcone del palazzo alle migliaia di militanti in festa riuniti per strada ad intonare “Viva Espana”. “Abbiamo perso chiaramente queste elezioni” ha ammesso il candidato premier socialista Alfredo Rubalcaba in un intervento di 4 minuti davanti alla stampa e ai militanti nella sede del Psoe. “Il Pp ha vinto ampiamente” ha aggiunto. Rubalcaba ha poi fatto sapere di avere chiamato il leader del Pp Mariano Rajoy per congratularsi con lui per la vittoria e ha detto di avere chiesto al segretario generale del Psoe – il premier uscente José Luis Zapatero – di convocare presto un Congresso ordinario. La Spagna volta dunque pagina e torna al centrodestra: sull’orlo del precipizio del debito, sotto l’attacco della speculazione, in ginocchio dopo un anno di giri di vite antideficit, con un esercito di 5 milioni di disoccupati, il paese ha chiuso l’era Zapatero e dato il potere con una maggioranza assoluta in parlamento al capo dell’opposizione, il leader del Partido Popular Mariano Rajoy. Il Pp si affaccia così su un potere quasi assoluto nel paese. Controlla già quasi tutte le regioni, le città più importanti meno Barcellona, e con la maggioranza assoluta in parlamento può governare da solo, senza negoziare appoggi, a Madrid. Rubalcaba, nominato candidato premier del Psoe in sostituzione di Zapatero in luglio, non è riuscito a salvare i socialisti da una storica sconfitta, impiombato dalla pesante eredità economica lasciata da Zapatero, di cui è stato vicepremier e ministro degli Interni fino a luglio. Dell’emorragia dei voti degli ex-elettori socialisti delusi dal zapaterismo hanno beneficiato quasi tutti gli altri partiti: a sinistra Izquierda Unida, i nazionalisti catalani di Ciu, il partito centrista Upyd di Rosa Diez. Nei Paesi Baschi la grande novità del voto è la forte affermazione della sinistra radicale indipendentista – assente alle politiche del 2008 – che con Amaiur entra in parlamento. È la risposta degli elettori all’annuncio dell’addio alla lotta armata il mese scorso da parte dell’Eta. Rajoy diventerà formalmente il nuovo premier spagnolo, dopo la costituzione delle Cortes, attorno al 20 dicembre. Avrà il difficile compito di cercare di ripristinare la fiducia dei mercati nell’economia del paese e allontanare lo spettro di un pericoloso salvataggio internazionale, dopo Grecia, Irlanda e Portogallo. Negli ultimi giorni prima del voto ha garantito che il suo governo rispetterà tutti gli impegni presi da Zapatero con l’Ue, in particolare quello di riportare al 4,45 il deficit nel 2013. Rajoy ha annunciato una politica di austerità, “tagli ovunque meno che per le pensioni”, riforme strutturali per risanare le finanze del paese e allontanarlo dalle secche della crisi del debito. Il vincitore sa che non disporrà di un ‘periodo di grazia’ e che dovrà agire rapidamente. Secondo la stampa, già nei prossimi giorni potrebbe indicare il nome del suo ministro dell’Economia, istituire un ‘pre-governo’ che avvii la transizione con il governo del premier Zapatero – con il quale il dialogo sulla crisi è già attivo – e intensificare i contatti già presi con Berlino e Parigi. Ex icona del socialismo europeo, José Luis Zapatero rimarrà in carica per gestire gli affari correnti per 4 settimane. Quando, poco prima di Natale, consegnerà le chiavi della Moncloa al suo successore, a 51 anni si ritirerà dalla politica attiva, come sei mesi fa il portoghese José Socrates, l’ex-premier socialista sconfitto alle politiche anticipate di giugno. Zapatero è il quinto capo di governo dei paesi della periferia dell’Eurozona, i Piigs, a cadere dall’inizio dell’anno. Prima di lui sono stati vittime della crisi e dei mercati l’irlandese Brian Cowen, in Portogallo Socrates, in Grecia Papandreou e, ultimo, in Italia Silvio Berlusconi. Dopo lo tsunami elettorale, la direzione socialista si è riunita nella sede del partito di calle Ferraz a Madrid attorno al segretario generale uscente, il premier José Luis Zapatero, e al candidato premier sconfitto, Alfredo Rubalcaba. Secondo la stampa spagnola potrebbe aprirsi ora una lotta interna per la leadership del partito senza esclusione di colpi fra Rubalcaba e la ministra della difesa la catalana Carme Chacon. Secondo il presidente del partito Manuel Chaves un congresso potrebbe essere convocato già a fine gennaio.