Lui, lei; l’altro e l’altra.
Da un lato, William e Kate, principi di Galles, l’attribuzione nobiliare che precede l’accesso al trono reale britannico.
Dall’altro, il fratello Harry e la consorte Meghan Markle, titolati del ducato di Sussex, carica di antico prestigio ma altrettanto improbabile promozione araldica.
Questa la premessa alla lettura di “Spare”, il minore, edito da Mondadori, attesissimo bestseller già esaurito nelle librerie mondiali.
Il libro è scritto dal pluripremiato giornalista americano John Moeringer insieme al Duca di Sussex e, almeno nelle intenzioni, più che invitare il lettore ad una semplicistica classificazione dei membri della Royal family britannica in buoni e cattivi, rappresenta la versione di Harry sulle vicende che hanno influenzato la sua formazione.
Partendo da questa prospettiva, le oltre 500 pagine del testo offrono una miniera di particolari inediti sulle relazioni familiari presso la corte di San Giacomo.
Ma, Spare, ricordiamolo, é opera del figlio minore di Carlo di Inghilterra, e quindi la interpretazione del suo narrato non si raggiunge grazie ad un processo di attribuzione dei fatti, ma per sottrazione della visione di parte proposta dal marito di Meghan Markle.
La redazione del volume, come viene riconosciuto al termine del capitolo finale, ha mobilitato un numeroso team di esperti che hanno sollecitato Harry a scavare in ogni episodio della sua vita.
A cominciare dalla discriminazione genetica che lo accompagna dalla nascita, come descrive lo stesso autore: “William, ha due anni più di me, era l’Erede, io la Riserva. Io ero l’ombra, il sostegno, il piano B, un pezzo di ricambio. Non mi sentivo offeso, non provavo assolutamente niente. Chi poteva prendersela per un destino scolpito nella pietra? Essere un Windsor significava capire quali erano le verità immutabili”.
Questo non è che l’inizio di un racconto che prosegue con il dolore per la scomparsa della madre Diana, la relazione del padre Carlo con Camilla, il consumo giovanile di stupefacenti, la difficile relazione dei Windsor con la moglie Meghan Markle, i litigi con il fratello William.
Il ritratto finale che Harry propone di sé stesso è di una persona in costante conflitto con il passato e che sembra aver raggiunto consapevolezza dei suoi limiti in particolare dopo il matrimonio con la sposa americana, nel volume spesso presente come effetto e non causa della nuova esistenza che lo Spare-Windsor ha deciso di vivere negli Stati Uniti.
Il lettore inoltre si accorgerà di alcune contraddizioni di fondo nella versione di Harry.
Limitiamoci alle principali.
Il secondogenito di Carlo vorrebbe riprendere il rapporto con i familiari ma la sua esposizione dei fatti, ai quali la corte di Londra per motivi di protocollo ovviamente non può replicare, non concede possibilità riappacificazioni, né di replica e quindi di verifica.
Ma ancora: il giovane Windsor si rammarica per la impossibilità di accedere alla corona reale. Questo è vero solo in parte: il matrimonio del fratello William e la nascita dei suoi figli, ha solo allontanato le possibilità di successione, ma non le ha interrotte.
Inoltre Spare sembra dimenticare che anche quella britannica è una monarchia costituzionale, ovvero: non ha un ruolo diretto negli affari di governo.
Alla monarchia britannica invece spetta il ruolo di dare voce alla coscienza del paese nei confronti dei politici di carriera, impegnati dalla complessità delle questioni di giornata e dalle alleanze di partito.
Perché questo accada la famiglia reale deve mantenersi al di sopra delle parti ed ispirarsi, almeno nelle intenzioni, ad un modello di armonia e di dialogo, doti che Harry con la sua biografia per ora sembra padroneggiare grazie al supporto dei suoi consulenti editoriali.
Non sorprendiamoci se in futuro da Spare verrà tratta una serie televisiva di cui per il momento è facile immaginare nei due duchi di Sussex residenti in America i nomi dei protagonisti principali.
di Andreas Grandi