Primo Paese europeo con norme ad hoc, in vigore da 1° agosto
Il Lussemburgo è il primo Paese europeo ad avere una legge che riconosce alle società private il possesso delle risorse che troveranno nello spazio, ad esempio i minerali di cui sono ricchi gli asteroidi.
Il Parlamento del Gran Ducato infatti, ha approvato – quasi all’unanimità – la proposta di legge sull’esplorazione e l’utilizzazione delle risorse dello spazio, presentata nel novembre 2016 dal ministro dell’economia Etienne Schneider, che rappresenta la cornice legale entro cui sviluppare spaceresources.lu, che punta a rafforzare il settore spaziale lussemburghese che oggi conta circa 30 imprese che danno lavoro a 700 addetti, proprio attraverso lo sfruttamento minerario degli asteroidi. Una corsa iniziata nell’ambito del progetto Prospector-X, missione sperimentale nell’orbita bassa terrestre che metterà alla prova le tecnologie chiave per l’estrazione mineraria dagli asteroidi.
“Il Gran Ducato – ha dichiarato Schneider – rinforza così la sua posizione di hub europeo per l’esplorazione e l’uso delle risorse spaziali”, confermando la volontà di offrire un ecosistema favorevole e innovativo alle industrie private orientate a investire in questo settore, dando loro la certezza dei diritti che potranno vantare sulle risorse che estrarranno dallo spazio.
Il Lussemburgo, comunque, continua a promuovere l’adozione di una cornice internazionale e in questo contesto si inserisce la firma con l’Esa una dichiarazione congiunta su future missioni sugli asteroidi e relative tecnologie e sul possibile utilizzo delle risorse spaziali.
La legge appena votata e che entrerà in vigore il prossimo 1° agosto, prevede che chi intende svolgere una missione di esplorazione spaziale a fini commerciali debba farne richiesta scritta e debba possedere requisiti stringenti non solo dal punto di vista economico e finanziario. La domanda deve essere accompagnata da una valutazione dei rischi che devono essere coperti da una polizza assicurativa adeguata. Il testo prevede anche il pagamento all’amministrazione da parte del richiedente di una somma (da 5.000 a 500.000 euro) commisurata alla complessità della domanda da esaminare. Gli ultimi articoli sono dedicati infine alle condizioni che possono portare a revocare l’autorizzazione e alle sanzioni previste per chi contravviene a quanto previsto.
Fonte: askanews.it