È un disco dedicato all’inverno l’ultimo lavoro di Sting, artista di fama mondiale.
“If on a Winter’s Night…” ricrea diverse ed accativanti melodie grazie ad un sapiente mescolio di diversi generi musicali.
L’ex musicista dei Police, rivisita infatti con degli arrangiamenti musicali originali alcuni brani della tradizione musicale inglese come “Gabriel’s Message”, “The Snow it melts the soonest” e “Now winter come slowly” di Purcell, ritorna su alcuni suoi vecchi successi come “Lullaby For An Anxious Child” e “The Hounds Of Winter” ed arricchisce il disco della collaborazione di grandi artisti.
Presenti anche melodie augurali appartenenti al bagaglio di tradizioni della Gran Bretagna e dell’Irlanda, rivisitate e riarrangiate in chiave moderna.
Il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album, Soul Cake, è una ballata nata dalla fusione tra elementi acustici già presenti in precedenti album di Sting, come Soul Cages, ed altri recentemente scoperti dall’artista.
Dal punto di vista stilistico e tematico il nuovo lavoro appare come un naturale proseguimento del precedente album dell’artista, “Songs from the labyrinth“, uscito nel 2006.
Il filo conduttore di tutto l’album, che lega le tracce e i talenti dei musicisti che vi hanno partecipato, è un inno alle caratteristiche tipiche della stagione invernale, che attraverso le canzoni viene “narrata” e vista con uno sguardo introspettivo.
“Il tema dell’inverno è ricco di ispirazione e materiale”, commenta Sting, “filtrando tutti questi stili diversi mi auguro che abbiamo creato qualcosa di fresco e nuovo”.
E continua: “I nostri antenati hanno celebrato il paradosso di luce nel cuore delle tenebre, e il conseguente miracolo della rinascita e la rigenerazione delle stagioni”.
If on a Winter’s night… presenta uno stile pop che accomuna i brani in esso contenuti. Il disco, la cui registrazione è avvenuta nel febbraio 2009 nei dintorni della villa di proprietà di Sting situata sulle colline Toscane, è edito da Deutsche Grammophon, la stessa etichetta di “Songs from the labyrinth” (disco d’oro nel 2006 con oltre 80 mila copie vendute solo in Italia), ed è frutto di diverse menti e strumenti musicali: Kathryn Tickell e i tubi di Northumbria, Julian Sutton con il melodeon (una fisarmonica diatonica pulsante), il chitarrista Dominic Miller, Mary Macmaster con l’arpa celtica, il violoncellista Vincent Segal, il libanese Ibrahim Maalouf con la sua tromba e, per finire, il violinista Daniel Hope. A condurre Bob Sadin, produttore e arrangiatore d’orchestra di New York.
Tra i prossimi impegni dell’ex Police, una serie di concerti per promuovere l’album. Appuntamento il 15 dicembre in Francia (precisamente a Parigi) e due giorni dopo in Germania.
Sting, il cui vero nome è Gordon Matthew Sumner, è nato il 2 ottobre 1951 a Wallsend, Northumberland, nella zona industriale di Newcastle, da una famiglia cattolica praticante di origine irlandese. È un personaggio poliedrico: ha collaborato con numerosi artisti internazionali, tra cui il nostro Zucchero, e si è cimentato anche come attore, recitando in alcuni film, tra cui non possiamo dimenticare la pellicola cult “Dune”, del 1984 (sotto la guida della veggente mano del regista David Lynch), film tratto dal romanzo di Frank Herbert.
Malgrado abbia ricevuto una laurea honoris causa in musica dalla Northumbria University, è solo nell’estate del 2003 che Sting ottiene la carica di Commander dell’CBE (l’Eccellentissimo Ordine dell’Impero Britannico). Sempre lo stesso anno pubblica la sua autobiografia, Broken Music, e sempre nel 2003, compare all’81° posto della classifica “I 100 peggiori inglesi” elaborata tramite un sondaggio condotto dalla tv inglese Channel Four.
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