La loro eliminazione servirà anche a contenere la crisi sanitaria causata dall’inquinamento atmosferico
Per contenere l’innalzamento della temperatura media del pianeta entro il grado e mezzo e rispettare così gli Accordi per il Clima di Parigi, l’Europa dovrà accelerare le procedure di abbandono dei motori inquinanti: queste le conclusioni raggiunte da uno studio commissionato da Greenpeace al prestigioso istituto di ricerca tedesco DLR (Centro aerospaziale tedesco). Stop dunque alle auto a benzina, a gasolio e alle ibride convenzionali per far posto definitivamente alle auto elettriche alimentate da energia rinnovabile.
Secondo il modello messo a punto dall’istituto DLR, per evitare i problemi derivanti dall’inquinamento climatico l’ultima automobile con motore a combustione interna dovrà essere venduto al più tardi entro il 2028, mentre il numero delle auto circolanti alimentate con derivati del petrolio dovrà essere ridotto dell’80% entro il 2035, fino ad arrivare al loro definitivo abbandono nel 2040.
Per avere il 50% delle probabilità di riuscire a contenere il riscaldamento terrestre di 1,5 gradi, Greenpeace dichiara che le auto a benzina e gasolio dovranno uscire dalle concessionarie entro e non oltre il 2030, mentre cinque anni dopo toccherà alle ibride plug-in. Inoltre, i veicoli muniti di motorizzazioni tradizionali dovranno essere banditi dalla circolazione a metà degli anni Quaranta, mentre quelli ibridi nel 2050. I benefici derivanti dal graduale abbandono dei motori a combustione interna non riguardano soltanto il clima: eliminare i gas di scarico dalle strade renderà più salubri anche le nostre abitazioni, le scuole, gli ospedali, attenuando la crisi sanitaria dovuta all’inquinamento atmosferico, responsabile ogni anno di circa 400.000 morti premature nel solo continente europeo. “Il phase out dei motori fossili, alimentati con i derivati del petrolio, non solo avrà effetti positivi per il clima ma aiuterà significativamente a ridurre la crisi sanitaria che viene dall’inquinamento atmosferico, migliorando la nostra qualità della vita”, ha infatti dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia.
Perché la riduzione della tecnologia del motore a combustione interna diventi realtà è però necessario, sempre secondo le indicazioni di Greenpeace, che i vari governi e le industrie automobilistiche prendano in seria considerazione le sfida per la difesa del clima. “Molte case automobilistiche sono ancor oggi disperatamente aggrappate al motore a combustione interna.
Tuttavia, se queste imprese vogliono conservare le loro quote di mercato, dovranno spostarsi velocemente verso nuovi modelli di business, investendo sull’auto elettrica e verso servizi di mobilità condivisa. Questo richiederà nuove norme e nuovi investimenti per sviluppare veicoli elettrici economici, più piccoli e con consumi di energia ridotti”, ha ammonito ancora Andrea Boraschi. I governi europei, inoltre, dovranno garantire lo stop tassativo della vendita di auto ‘a petrolio’ entro il 2028 fissando, secondo le disposizioni di Greenpeace un’opportuna data di phase out e adottando e implementando precise e vincolanti regole per ‘decarbonizzare’ velocemente e radicalmente il settore dei trasporti.