Il braccio di ferro fra Italia e Svizzera si fa sempre più duro dopo il blitz dell’Agenzia delle entrate nelle filiali italiane delle banche elvetiche, anche se accanto alle dichiarazioni di guerra, Berna apre al dialogo.
Aprendo un nuovo capitolo nello scontro innescato dallo scudo fiscale, che preoccupa la Svizzera per la prospettiva di un deflusso di capitali verso l’Italia, il presidente della Confederazione elvetica e ministro delle Finanze, Hans-Rudolf Merz, ha annunciato che “Berna ha interrotto i negoziati relativi ai nuovi accordi sulla doppia imposizione con l’Italia”.
I negoziati bilaterali fiscali tra Svizzera e Italia riguardavano la revisione della Convenzione di doppia imposizione per integrare i nuovi standard per lo scambio di informazioni.
“L’intesa, da parte nostra, è pronta per essere firmata” – ha detto Merz in un’intervista al quotidiano Blick – ma ora “le trattative sono congelate fino a nuovo ordine”.
Dopo il blitz italiano in chiave anti-evasione, Merz ha detto che la Svizzera “non accetta di essere spiata da stranieri. Dobbiamo mostrare a Roma – ha proseguito il presidente della Confederazione elvetica – che ci sono dei limiti. E in queste condizioni non si può continuare a negoziare. Vogliamo prima sapere a che gioco stiamo giocando”.
Prima dell’eventuale ripresa delle trattative, dunque – ha puntualizzato Merz – “aspetto di conoscere la risposta da parte del ministro dell’Economia, Tremonti’.
Al quale Merz non ha risparmiato critiche: “Deve fare i conti con una montagna di debito pubblico, mentre noi siamo riusciti a ridurlo di 13 miliardi di Franchi”, dice il presidente svizzero.
E ancora: “Non vogliamo un’escalation, ma prepariamo eventuali contromisure”, dice Merz – perché “a volte bisogna non piegarsi di fronte ai paesi di grandi dimensioni”.
Ma dal ministro dell’Economia svizzero Doris Leuthard arrivano toni ben diversi: ad un’emittente radiofonica elvetica l’esponente del governo federale ha detto che “bisogna dialogare con l’Italia. Non vogliamo che la Svizzera sia discriminata, vogliamo essere trattati in modo corretto. Gli attacchi non risolvono nulla”. Nei giorni scorso molte (quasi una settantina) filiali di banche svizzere sono state controllate da agenti del fisco italiano: nel mirino – ha spiegato l’Agenzia delle entrate la scorsa settimana – “il corretto adempimento da parte di banche e intermediari finanziari dell’obbligo di comunicazione all’archivio dei rapporti finanziari”.
Centinaia di agenti del fisco italiano – aveva fatto sapere l’agenzia – hanno controllato settantasei filiali di banche svizzere e di uffici bancari collegati ad intermediari svizzeri o situati nei pressi di San Marino.
Un’operazione effettuata per verificare gli adempimenti agli obblighi di comunicazione delle operazioni bancarie da parte della clientela: un raid “discriminatorio” nell’ottica di Berna, che aveva reagito convocando l’ambasciatore italiano nella capitale. Intensificando le tensioni diplomatiche, le autorità della città di Chiasso, sulla frontiera con l’Italia, hanno chiesto ai cittadini svizzeri di riferire di ogni sospetto sconfinamento di agenti italiani che si occupano di tasse.
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