Lui in Ferrari, l’altro in scooter, arriva il socio e gli sfila l’orologio da 90 mila euro e, benché malconcio, riesce a saltare sul motorino e a dileguarsi
Milano, ha detto il console Usa nel capoluogo lombardo, è una città invivibile a causa della microcriminalità (e non solo micro), salvo poi correggere il tiro in seguito alle proteste degli amministratori di turno. Chi, però, è vittima o spettatore di atti di violenza, di furti ed altro, non riesce a darsi pace. Di solito i piccoli furti, gli scippi, non fanno notizia, questa volta sì, forse perché il malcapitato di turno viaggiava in Ferrari F40.
Roberto, nome vero di cui si omette il cognome, una mattina della settimana scorsa, alle ore 10 e 30 sbuca in Piazza san Babila. Roberto è un manager di 42 anni che lavora in una prestigiosa società finanziaria. Ricco, competente e dinamico, ha la passione della Ferrari, di cui possiede un modello fuori commercio dal 1998, ma pur sempre un fior di vettura che fa girare la testa ai poveri possessori di Punto, Mazda 3, Ford fiesta e simili. Una macchina da sogno, magari poi per nulla confortevole, ma da capogiro.
Dicevamo che Roberto sta per sbucare in Piazza san Babila quando gli capita un imprevisto. Un tipo su uno scooter, irriconoscibile perché indossa un casco (siamo a Milano, non a Napoli), lo affianca e per saluto dà una sonora pedata allo sportello della F40. Roberto non crede ai suoi occhi: per quanto benestante quella pedata gli costerà un occhio della testa. Roberto non ci vede dalla rabbia, inchioda la macchina e scende per verificare i danni. Chi gli aveva dato ammaccato la sua Ferrari è lontano, anche se non scomparso dalla circolazione. Mentre guarda stralunato lo sportello ammaccato e quel delinquente là in fondo travestito da cavallo pazzo e fermo come se volesse godersi la scena, viene aggredito dal socio del tipo sullo scooter (che intanto si avvicina ma Roberto, per la rabbia, non lo sente nemmeno).Il socio, in realtà, non aggredisce Roberto – che tra l’altro è un istruttore di arti marziali – gli si getta soltanto addosso, abbracciandolo, come se stesse per cadere, fino ad avvinghiarsi a lui, Roberto, che capisce subito: non è un gesto di trasporto, di amicizia, non è ubriachezza, semplicemente quel birbante gli vuole sfilare l’orologio, un Patek Philippe da 90 mila euro, che evidentemente il delinquente sullo scooter aveva adocchiato.
Il socio, con una destrezza incredibile, riesce ad impadronirsi del prezioso oggetto, ma Roberto non è uno stupidotto qualsiasi, si difende e comincia a menare fendenti. E’ o non è un istruttore di arti marziali? Lo è, ed allora fa il suo mestiere. Il socio, con l’orologio in mano, si becca un calcio negli stinchi, si curva, non può colpirlo a sua volta ed allora gli si butta addosso, perché ha capito la mala parata. Roberto sarà stato anche un allocco che si è fatto sfilare l’orologio dal polso senza quasi accorgersene, ma a menar le mani sa il fatto suo. Il socio, allora, fa come i pugili suonati, si aggrappa all’avversario per impedirgli di sferrare pugni, ma in Piazza san Babila non c’è l’arbitro, se il suo amico sullo scooter ritarda ancora un po’ lui rischia di fare una brutta fine e soprattutto di dover mollare l’osso da 90 mila euro. Tutta l’azione, va da sé, si svolge in pochi secondi. Il socio, malconcio, riesce a dare una spinta a Roberto, che vacilla: il tempo per raggranellare le ultime forze rimastegli e saltare sullo scooter che riparte inondando Roberto di fumo e sparisce in un vicolo vicino. Roberto è frastornato, gli viene voglia di inseguirli con la sua F40 ammaccata ma non può, sono cose che si vedono solo nei film, nella realtà non funziona. Intanto gli si fanno intorno alcuni passanti che avevano assistito, increduli, alla scena, per consolarlo. Ringraziato i passanti, dato un ultimo sguardo alla macchina, a Roberto non resta altro da fare che mettersi al volante della sua Ferrara ammaccata e ripartire, senza il suo prezioso orologio.
Alla fine si avvicina anche il vigile. Roberto vorrebbe malmenarlo come non gli è riuscito di fare al “socio”, ma alla fine, si dà una calmata e firma la denuncia: l’orologio non lo riavrà mai più indietro ma tenterà di far pagare all’assicurazione la pedata allo sportello. Forse. Comunque, a ben pensarci, si dice che è stato anche fortunato: un orologio in meno, un’ammaccatura in più, ma almeno non gli hanno rubato la sua Ferrari F40, che, ammaccata com’è, vale pur sempre una fortuna.