Alle 15 e 27 dello scorso 20 aprile, quando Maria Luisa Dameno, il presidente della Corte d’Assise d’Appello, legge la sentenza che conferma l’ergastolo ai coniugi Romano, Carlo Castagna china il capo e osserva sul display del suo telefonino l’immagine della moglie Paola Galli. “Volevo memorizzare che ora fosse e, al tempo stesso, vedere il volto di Paola. Mi è sembrato che lei mi dicesse ‘Coraggio, sono qua con te’”.
Pochi metri più in là, in piedi nella gabbia dei detenuti, Olindo abbraccia Rosa in lacrime e cerca di consolarla. Scene finali del processo di secondo grado per la strage di Erba terminato con la conferma del carcere a vita, più tre anni di isolamento diurno, per i coniugi Romano, accusati di aver ucciso per liti condominiali l’11 dicembre 2006 Paola Galli, Valeria Cherubini, Raffaella Castagna e il piccolo Youssef di appena due anni. “Con tutti questi elementi, confessione, testimonianza del sopravvissuto e prove scientifiche, non poteva che finire così”, commenta il pg Nunzia Gatto, che aveva chiesto e ha ottenuto la conferma della condanna inflitta dai giudici di Como nel novembre del 2008.
Respinte, dunque, tutte le richieste della difesa che ha cercato di convincere i giudici nelle sei udienze dell’appello a sentire nuovi testimoni per coltivare piste alternative o, quanto meno, a disporre una perizia psichiatrica.
“Ma Olindo e Rosa sono capaci d’intendere e di volere – spiega il pg – lo hanno dimostrato oltre ottanta relazioni carcerarie. Sono due persone crudeli che hanno ucciso quattro persone”. “Deluso e amareggiato” si definisce uno dei difensori, l’avvocato Fabio Schembri, che preannuncia ricorso in Cassazione. Abbracci e commozione tra i parenti delle vittime.
Il più commosso appare Mario Frigerio, che ha visto massacrare la moglie Valeria Cherubini e ha indicato in Olindo e Rosa “le due belve sanguinarie” autrici della strage. “Dopo tanto fango, giustizia è fatta – esulta – sono felicissimo, questa sentenza l’aspettavo da tempo perché non c’è stato alcun rispetto per i morti”. Piange anche Carlo Castagna, colpito tre volte dall’eccidio (ha perso moglie, figlia e nipotino) e i suoi sentimenti appaiono ambivalenti.
Da un lato, ribadisce il perdono che tanto scalpore ha suscitato (“Ora spero che comincino un percorso di cambiamento interiore”), dall’altro critica la difesa: “Si è spinta fino all’indifendibile, pronunciando tesi che mai pensavo di dover ascoltare”.
Riferimento alle accuse mosse al figlio Pietro, anch’egli presente in aula e che oggi dice: “È stato un mese durissimo per me e la mia famiglia. Ma ora è finito, dopo tutto questo fango?”.
Guarda avanti anche Azouz Marzouk, il tunisino che ha perso la moglie Raffaella e il piccolo Youssef: “Spero in un futuro migliore adesso che è calato il sipario su questa storia”. E, confida, spera che il bimbo che aspetta dalla nuova moglie lecchese sia maschio “per chiamarlo come il figlio che ho perso”.