Tra il 2012 e il 2023 in Italia sono spariti oltre 111mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante
“I dati diffusi dalla Confcommercio (perdita di un negozio su cinque tra il 2011 e il 2022; 111mila punti vendita scomparsi) sono allarmanti.Le cause di questo fenomeno sono diverse e diversi sono anche i possibili rimedi. Ci sono, però, due misure molto concrete che riuscirebbero in poco tempo a cambiare le cose: la prima è il superamento delle regole contrattuali, risalenti a quasi mezzo secolo fa, che ingessano le locazioni non abitative, da sostituire con norme equilibrate e al passo coi tempi; la seconda è l’introduzione della cedolare secca per gli affitti commerciali, prevista dalla riforma fiscale approvata dal Parlamento, ma non ancora attuata.Si tratta di due interventi che favorirebbero l’incontro fra domanda e offerta di locali commerciali in affitto e la rinascita dei centri storici. Che cosa si aspetta a vararli?”. In compenso il numero di ristoranti cresce (+12/28% a seconda delle aree e delle zone), anche grazie al turismo straniero, ma c’è il travaso dai bar (-10/20%) che con la somministrazione cambiano codice di attività per approdare alla ristorazione. Analizzando sempre i dati delle principali 120 città Confcommercio, infine, segnala anche che la mortalità dei negozi di alimentari, appena temperata dai sussidi durante il Covid, sta riprendendo quota passando dal 7% del 2012 al 12,5% del 2023. Se dovesse peggiorare, anche gli alimentari finirebbero tra i negozi che stanno scomparendo dal cuore delle nostre città.
A cura della Confedilizia italiana
Dr. Paolo Gasparini