Per quattro giorni, tra il 14 e il 18 dicembre dello scorso anno, i ribelli ugandesi dell’Lra (Esercito di resistenza del Signore) hanno razziato una decina di villaggi nella zona di Makombo, nel nord est della Repubblica democratica del Congo. Nella serie di raid hanno massacrato a colpi di machete e accetta 321 persone mentre altre 250, tra cui 80 bambini, sono state rapite. I dettagli di quella che è considerata una delle più grandi mattanze compiute dall’Lra in 23 anni sono stati rivelati da Human Rights Watch (Hrw), nota Ong impegnata nei diritti umani, che sul caso ha appena diffuso un ampio dossier che fa seguito a notizie anticipate da funzionari dell’Onu e da testimoni.
Il rapporto di 67 pagine, dal titolo ‘Scia di morte: le atrocità della Lra nel nord est del Congo’ è il primo documento dettagliato del massacro di Makombo e di altre stragi compiute dall’Lra in Congo tra la fine del 2009 e l’inizio 2010 ed è stato realizzato dopo una missione di Hrw nella zona dei massacri a febbraio. I combattenti dell’Lra – si legge nel dossier – hanno attaccato 10 villaggi, ucciso e catturato centinaia di civili, tra cui donne e bambini. La maggior parte delle vittime sono uomini che i combattenti hanno prima legato agli alberi e poi massacrato a colpi di machete o schiacciato le loro teste usando l’accetta e bastoni di legno. Tra i morti anche 13 donne e 23 bambini: la più piccola aveva solo 3 anni ed è stata arsa viva. Ma la ferocia dell’Lra non si è fermata qui.
I combattenti hanno anche ucciso alcuni prigionieri perché ritenuti troppo deboli o per punirli perché tentavano di fuggire. Le famiglie delle vittime e le autorità locali hanno poi trovato i loro corpi lungo il percorso di 105 chilometri, da Makombo al villaggio di Tapili, compiuto a piedi dai combattenti dell’Lra insieme ai prigionieri.
Il racconto si arricchisce di altri dettagli macabri forniti da coloro che sono riusciti a fuggire: molti bambini erano costretti ad uccidere altri bambini che disobbedivano agli ordini dell’Lra. In molti casi, documentati da Human Rights Watch, ai bambini veniva chiesto di formare un cerchio attorno alla vittima e di picchiarla con un bastone di legno, a turno, fino a quando non crollava in una pozza di sangue. Il massacro di Makombo – rivela il rapporto – era stato ordinato da due comandanti dell’Lra, Binansio Okumu e un altro noto solo con il nome di Obol. Entrambi rispondono al generale Dominic Ongwen, considerato il leader delle forze dell’Lra in Congo e ricercato dalla Corte penale internazionale. “L’eccidio compiuto in quei quattro giorni dimostra che l’Lra rimane una minaccia seria per i civili e non una forza spenta come sostengono i governi del Congo e dell’Uganda”, ribadisce il rapporto di Hrw.
La forza di pace delle Nazioni unite nel Congo è formata da 1,000 soldati stanziati nel nord est, troppo pochi per proteggere la popolazione. Ma invece di inviare nuove truppe, la forza di pace Onu, sotto pressione dal governo congolese per ritirarsi entro luglio del 2011, sta considerando l’ipotesi di rimuovere alcune truppe dal nord est entro giugno. A metà aprile è prevista una missione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere il piano di ritiro e la protezione dei civili.