Assistiamo giorno dopo giorno ad immagini vergognose, migranti che scappano da guerre e situazioni di miserie, cercando condizioni di vita migliori nel vecchio continente. Anche se bisogna essere chiari e dire che ad assumersi il lavoro sporco è il nostro paese, nella totale indifferenza dei cosiddetti paesi civili. Accogliere chi scappa da guerre e situazione di estremo disagio è un dovere morale della comunità internazionale ma, mi chiedo, in Tunisia, Marocco, Egitto, Senegal, etc. c’è una guerra? No, non c’è assolutamente nessun conflitto, anzi in paesi come il Senegal ci sono diverse ditte Italiane che operano all’ interno dello stesso. Allora il problema andrebbe affrontato in modo totalmente diverso.
Mi spiego meglio o cerco di farlo. Chi dovrebbe intervenire in queste situazioni di estremo disagio? Sicuramente la Comunità Europea e, ancora prima, la Comunità Internazionale, vedi ONU per intenderci. La morale in materia fatta dal nostro primo ministro Renzi è alquanto faziosa e lascia il tempo che trova, diciamo pure che ha raggiunto il ridicolo nazionale. La sinistra italiana accusa la destra di propaganda sulla pelle della povera gente, ma loro cosa fanno? Guadagnano ingenti somme di danaro pubblico sfruttando il falso buonismo di cui ne sono maestri, lasciando la vera entità del problema al punto di partenza.
Attualmente è in atto lo schiavismo del ventunesimo secolo, altro che aiuto umanitario, accogliere persone nel proprio stato per poi buttarli a dormire davanti alle stazioni ferroviarie. Non mi sembra affatto un’ accoglienza civile. E questo nel migliore dei casi perché, il più delle volte, si istigano gli stessi a delinquere pur di mangiare. Complimenti, sinistra buonista. L’ Italia così come è oggi non può permettersi nessun lusso, perché ad essere da terzo mondo siamo proprio noi. L’ intervento della Comunità Internazionale è ormai una necessità, altrimenti assisteremo ad una guerra tra poveri. La nostra Democrazia, oltre ad essere fragile è anche mediocre politicamente, tutti sanno ma nessuno dice che ormai abbiamo raggiunto la fatidica cifra di nove milioni di persone sulla soglia della povertà.
PLATONE diceva: “…Così la Democrazia muore: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue nel ridicolo…”
Nel ridicolo ci siamo da un pezzo, e così facendo rischiamo di vedere anche il sangue. Le accuse della sinistra sono ingiustificate e creano malumore verso gli italiani, che ormai sono giunti all’ esasperazione, mentre loro realmente usano il buonismo di facciata per puri fini elettorali. Quella attuale non è più una semplice immigrazione, ma un vero esodo, e noi non abbiamo i mezzi per accollarci milioni di persone che bussano alle porte del Mediterraneo.
Sono i grandi che devono intervenire, anche perché quando si tratta di trovare soldi per guerre ingiustificate tutti fanno fronte comune.
Questa è più che una guerra e qualcuno dovrebbe capirlo! L’ emergenza Africa va affrontata subito e nel loro territorio, questo per non sconvolgere i già fragili meccanismi della precaria condizione del nostro stato, altrimenti non sarà più gestibile. Il mio paese, culla della civiltà, ha già pagato un tributo altissimo, nel 21nesimo secolo abbiamo ancora 4.5 milioni di emigranti, che tranne qualche piccola eccezione hanno contribuito non poco all’ economia dei paesi ospitanti, che non sempre sono stato benevoli con noi, in primis la civile società Americana, seguita dai cugini d’ Oltralpe, per passare dalle miniere belghe e dulcis in fondo ai paesi di lingua tedesca….forse è meglio fermarci qui. Questo non significa che dobbiamo girare la testa da un’ altra parte, la nostra storia ci impone di intervenire, noi lo stiamo già facendo, adesso però è giunto il momento che si svegli qualcun altro. Io sono un cittadino italiano emigrato in Svizzera da 30 anni, come tutti ho sempre rispettato le leggi del paese che mi ha ospitato, che mi ha dato e mi dà da mangiare, mentre il mio amato paese mi ha cancellato, dandomi un calcio nel sedere. Ora è giunto il momento di smetterla e di agire, in quanto la sopportazione è arrivata al limite.
Franco Giorno