Questa mattina i sindacati confederali Cgil Cisl Uil si sono mossi in una marcia silenziosa a Vercelli, per ricordare i 5 operai morti mentre lavoravano nei pressi della stazione di Brandizzo, sulla linea ferroviaria Torino-Milano. Seguirà uno sciopero regionale di 8 ore indetto dalle categorie degli edili e dei trasporti. C’è rabbia e dolore e non mancano sconcerto e tante domande, la prima di tutte è: come è potuto succedere?
L’evento, noto a tutti, è quello che è accaduto nella notte tra il 30 e il 31 agosto scorso, quando i 5 operai Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa, Kevin Laganà, tutti dai 22 anni ai 52 anni, mentre lavoravano alla manutenzione dei binari ferroviari, sono stati investiti da un treno. Ignaro della loro presenza sulla linea ferroviaria il macchinista, per lui nessuno doveva essere su quei binari, nessuno lo aveva avvertito dei lavori in corso, così come nessuno pare che abbia avvisato gli operai del passaggio del treno.
Ancora, come è potuto succedere? Gli operai dovevano già essere sul posto di lavoro? Hanno ricevuto l’autorizzazione a procedere o no? In questi casi non c’è nessun addetto che avvisa dell’imminente arrivo di un mezzo? Domande a cui si spera di riceve risposta dall’inchiesta “per disastro ferroviario e omicidio plurimo colposi”, anche se giustizia sulla morte di 5 lavoratori non sarà mai fatta.
Quando si parla di morti sul lavoro, un fenomeno che non sembra avere mai fine, è fondamentale quello che si fa prima, la prevenzione per evitare che possa avvenire. La sicurezza deve essere prima di tutto, sempre e soprattutto sul lavoro, invece sembra non essere proprio presa in considerazione. Per questo è sbagliato chiamarli “incidenti” sul lavoro, perché non è stato un incidente se gli operai si trovavano a svolgere un lavoro su dei binari dove stava per passare un treno. È stato un errore umano, dovuto probabilmente alla poca attenzione alla sicurezza. E i numeri del fenomeno che chiamiamo “incidenti sul lavoro” ci dicono che siamo di fronte a stragi, altro che incidenti!
Secondo gli ultimi dati diffusi, solo nel 2022 ci sono stati più di 1000 morti sul lavoro, quasi 3 al giorno, tutti incidenti?
Che il lavoro debba dare da vivere e invece c’è chi trova la morte sul lavoro, sono le uniche parole che sorgono spontanee nei pensieri di chi subisce queste tragedie, i familiari delle vittime, i colleghi, il popolo che ha partecipato al corteo di cordoglio che oggi si è mosso fino alla sede della Prefettura di Vercelli trascinando uno striscione paradossalmente eloquente: “Non abbiamo più parole”.
È vero che difronte a certi eventi mancano le parole, ma quando le parole esistono, bisogna usarle: quello che è accaduto a Brandizzo non chiamiamolo incidente, perché la parola giusta c’è ed è strage sul lavoro, l’ennesima.
Redazione La Pagina