Sanzioni per chi non rispetta questa disposizione
È motivo di numerose polemiche il parere del Dipartimento cantonale dell’educazione del Canton Basilea Campagna. Con la decisione presa le scolare e gli scolari non potranno più rifiutarsi di stringere la mano per motivi religiosi.
Secondo il parere legale, la stretta di mano sarebbe sì un intervento nella libertà religiosa, però, visto che non toccherebbe essenzialmente la religione musulmana, l’intervento sarebbe giustificato.
Inoltre il Dipartimento ha sottolineato come l’interesse pubblico della parità tra donna-uomo e l’integrazione degli stranieri prevalgono “ampiamente” sulla libertà di credo degli allievi, l’atto stesso della stretta di mano sarebbe importante per gli allievi e il loro futuro professionale.
Il caso dei due fratelli musulmani
Il tutto era iniziato dopo che ad aprile la scuola di Therwil ha esentato due allievi musulmani dallo stringere la mano alla maestra. I due fratelli di 14 e 15 anni, provenienti dalla Siria e cresciuti in Svizzera, avevano preso questo accordo con la scuola spiegando di non poter toccare una donna che non sia la moglie secondo il loro insegnamento islamico. Il caso aveva suscitato furore, il ministro della giustizia Simonetta Sommaruga alla SRF aveva dichiarato che “Non è così che mi immagino l’integrazione” giudicando il comportamento “assolutamente inaccettabile”.
“Non possiamo accettare questo in nome della libertà di credo. La stretta di mano è parte della nostra cultura”, ha poi detto il ministro. Decade quindi con il parere legale del Dipartimento cantonale dell’educazione di Basilea Campagna, la situazione provvisoria che permetteva finora ai due giovani di non stringere la mano alla maestra nelle occasioni in cui si usa farlo. Se la nuova disposizione non sarà rispettata sono previste sanzioni.
Quale posto occupa la religione nella società delle migrazioni svizzera?
Poco prima della decisione di Basilea Campagna è uscita l’ultima pubblicazione “terra cognita”, la rivista della Commissione federale della migrazione CFM che tratta l’influsso esercitato dalla migrazione sulla religione.
Riguardo alla musulmanizzazione del dibattito pubblico: nonostante la crescente secolarizzazione della società, nel dibattito pubblico le questioni riguardanti la religione assumono un’importanza centrale, si legge nell’edizione di “terra cognita”. Michele Galizia, responsabile del Servizio di lotta al razzismo, parla di una “religionizzazione” del dibattito attorno alla migrazione, tuttavia pressoché riferita al solo islam. Anaïd Lindemann, incaricata di ricerca in sociologia religiosa a Losanna, fa un’osservazione analoga: la sua analisi dell’evoluzione del dibattito pubblico dagli anni ‘70 ai nostri giorni ha mostrato che un tempo gli stranieri erano “gli italiani”, oggigiorno sono “i musulmani”. L’interesse pubblico è volto in particolare ai musulmani, mentre altre comunità religiose come per esempio gli induisti dello Sri Lanka, i buddhisti della Tailandia o i gruppi evangelici degli Stati Uniti, vengono perlopiù ignorati.
Ancora un esempio: Rafael Walthert si è interrogato sul destino delle chiese ormai pressoché disertate, situate in posizioni del tutto privilegiate nei centri urbani, in contrapposizione con la situazione delle nuove comunità religiose – e non si tratta qui soltanto delle comunità musulmane –, disperatamente in cerca di luoghi di culto.
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