Le due 14enni vittime furono violentate lo scorso 10 maggio
“Lo stupro è stato compiuto con estrema freddezza e determinazione unite ad un’ assoluta mancanza di scrupoli e a una non comune ferocia verso le vittime”, ha affermato il gip pronunciandosi sullo stupro subito dalle due 14enni a Roma. Dal momento in cui le ragazze hanno deciso di denunciare l’abuso subito e hanno ricostruito i fatti subiti lo scorso 10 maggio, sono scattate le manette per Mario Seferovic di 21 anni e Bilomante Maikon Halilovic di 26, due giovani bosniaci che vivono in un campo nomade della Capitale accusati di violenza sessuale e sequestro di persona.
I fatti
Mario Seferovic, che sui social si fa chiamare Alessio il Sinto, aveva conosciuto una delle due vittime su internet e, dopo aver chattato con lei per diverso tempo, era riuscito a convincerla a incontrarlo. La 14enne si era fatta accompagnare all’appuntamento dalla sua amica rimasta anche lei vittima della violenza del 21enne, che avrebbe costrette le due ragazzine a seguirlo in un terreno nascosto alla vista dei passanti per abusare sessualmente di loro, mentre l’altro arrestato faceva da palo all’inizio del vicolo cieco. Sono gli stessi aggressori a “liberarle” minacciandole di non raccontare niente a nessuno. Solo un mese dopo una delle due 14enni dice tutto ai genitori che hanno presentato denuncia ai carabinieri facendo scattare le indagini.
Un incubo durato un’ora
Le due ragazzine sono state anche minacciate di morte per tutta la durata del terribile incubo di ben un’ora. È quanto emerge dall’ordinanza di custodia emessa dal gip Costantino De Robbio nei confronti di Mario Seferovic e di Bilomante Maikon Halilovic. Per il gip, “lo stupro è stato compiuto con estrema freddezza e determinazione unite ad un’assoluta mancanza di scrupoli e a una non comune ferocia verso le vittime”. Per questo motivo “il carcere è l’unica misura idonea per impedire il pericolo di inquinamento probatorio viste le minacce di morte rivolte alle minori perché non rivelassero lo stupro”.
La premeditazione
“La scelta del luogo è un primo, importante elemento che dimostra la premeditazione” della violenza, “così come l’utilizzo delle manette che il reo aveva portato con sé con l’inequivocabile intento di farne uso per legare le vittime ed impedire loro di fuggire durante lo stupro programmato”, scrive il gip Costantino De Robbio. Per il giudice: “Il ricorso a un complice demandato a sorvegliare l’accesso al vicolo per consentire la violenza carnale senza timore di essere interrotti” ed aumentare la paura nelle vittime “aggrava ulteriormente un fatto già di per sé estremamente allarmante”. Inoltre anche le minacce di morte graverebbero sulla situazione, per non parlare del fatto che Seferovic, ha perfino contattato “la madre di una delle ragazze, forse anche per appurare se le vittime avessero rispettato la consegna del silenzio”.
foto: Ansa