“Il premier Silvio Berlusconi è noto per la sua generosità. Spero che possa aiutare me e mia moglie”. È drammatico l’appello di Sergio Cicala, l’italiano rapito con la moglie Philomene Pwelgna Kaborè il 17 dicembre scorso tra la Mauritania e il Mali, apparso in un messaggio audio diffuso su internet da Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), il gruppo che li tiene in ostaggio e che aveva precedentemente fissato a domani l’ultimatum per il loro rilascio. “La libertà mia e di mia moglie dipende dalle concessioni che il governo è pronto a fare” dice Cicala in italiano nel messaggio individuato dal Site, il centro di monitoraggio dei siti islamici. “Spero – aggiunge – che il prima possibile il governo si interessi alla nostra situazione e, di conseguenza, alle nostre vite”. L’immagine fissa che fa da sfondo all’audio mostra un uomo presentato come l’ostaggio italiano, inginocchiato e guardato a vista da sei uomini incappucciati e armati. Il messaggio è intitolato ‘Appello dell’ostaggio italiano al governo di Berlusconi’ ed è accompagnato da un comunicato del gruppo: “Ripetiamo il nostro appello alle famiglie degli ostaggi e all’opinione pubblica italiana: se volete la sicurezza degli ostaggi, fate pressione sul vostro governo offensivo e chiedetegli di soddisfare le legittime richieste dei mujahedin”. In sostanza l’Aqmi rilancia le richieste già avanzate il 6 febbraio scorso, in occasione dell’ultimatum per Cicala: il rilascio di suoi compagni detenuti, “i cui nomi sono già stati dati al negoziatore italiano”. Nei giorni scorsi quattro islamici detenuti in Mali sono stati liberati. La Farnesina “mantiene il silenzio stampa” anche alla luce del nuovo messaggio. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva parlato al telefono con il presidente del Mali, Amadou Toumani Tourè, e si era detto “fiducioso” sul lavoro di “un mediatore del Mali”. Il ministro aveva inoltre sottolineato che “per i nostri connazionali non c’è mai stata alcuna richiesta di riscatto”. Rapito il 17 dicembre scorso, Cicala, 65 anni di Carini (Palermo), era già apparso il 28 dicembre insieme alla moglie Philomene, 39 anni, originaria del Burkina Faso, in una foto nel deserto con il passaporto tra le mani e alle spalle cinque rapitori armati e a volto coperto. Martedì scorso l’Aqmi ha liberato un ostaggio francese Pierre Camatte, dopo tre mesi di prigionia, mentre restano ancora nelle mani dei sequestratori, insieme ai coniugi italiani, tre cooperanti spagnoli.
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