Renzi ottiene dal governo la data proposta. Per le opposizioni è una scelta per prendere tempo. Polemiche anche sul testo scritto sulla scheda
Tra rinvii e polemiche, la scorsa settimana il Consiglio dei ministri (Cdm) ha approvato la tanta agognata data del referendum costituzionale: gli italiani andranno alle urne il 4 dicembre. Il premier Matteo Renzi ha ottenuto il via libera alla sua proposta e lancia la sfida, sicuro della vittoria: “La partita è adesso. Non sprecheremo l’occasione”. Sessanta giorni, che per le opposizioni non sono altro che l’opportunità per Renzi di prendere tempo e guadagnare consensi, su una battaglia che “due mesi in più di propaganda non cambieranno l’esito del ‘No’”, secondo Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra italiana alla Camera. Tutti i partiti di opposizione, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e M5s, ritengono “la scelta della data indegna, perché decisa senza consultare le opposizioni”.
Prima della decisione della data, a provocare un nuovo scontro tra maggioranza e opposizione era stato il testo scritto sopra le fatidiche caselle del No e del Sì. La scheda contiene riferimenti al taglio dei parlamentari, ai tagli dei costi delle istituzioni, una scelta forse poco rispettosa delle neutralità delle istituzioni. Renato Brunetta, dirigente di Forza Italia ha attaccato la scheda a testa bassa: “È un imbroglio bello e buono, una domanda confezionata ad arte per invogliare a scrivere “Sì”. Renzi ha risposto che la formulazione “non è un complotto, bensì il quesito che viene dal titolo della legge”, respingendo le accuse di manipolazione.
Dunque niente d’illegale e Renzi va dritto per la sua strada, ma ha dovuto incassare le critiche del presidente emerito, Giorgio Napolitano, convinto sostenitore del “Sì” al referendum. A margine del suo intervento alla scuola di formazione del Pd, Napolitano ha spiegato, che Renzi “ha commesso errori che hanno favorito i contrari al referendum e facilitato la loro campagna del ‘No’”. Molte opposizioni alla riforma sono nate perché le persone erano contro Renzi e non contro la riforma. “Giusta e utile la critica del presidente Napolitano”, ha detto Renzi, “ho sbagliato a collegare la consultazione al governo, ma l’ho fatto in buona fede”. Quindi il compito che Renzi si prefiggerà fino alla data del voto, sarà di conquistare un ampio sostegno per la riforma, che lui ritiene fondamentale per l’Italia. “I voti di destra saranno decisivi al referendum”, ha detto Renzi in un’intervista al quotidiano Il Foglio, che forma l’opinione del centrodestra. Convinto della stragrande maggioranza che Pd e centrosinistra garantiscono, il premier punta ai consensi di destra per arrivare a una larga maggioranza che legittimi il cambiamento costituzionale. Un appoggio potrebbe arrivare anche dall’agenda politica. Ci sarà di certo la presentazione della finanziaria, con l’obiettivo di varare una legge di Bilancio 2017 che non penalizzi troppo le categorie dalle quali Renzi cerca di guadagnare consensi.
I due mesi permetteranno a Renzi di fare anche una campagna referendaria a tappeto. Il 29 settembre ha dato un esempio delle sue intenzioni e nel giro di poche ore è stato presente a un evento a Perugia e all’abbraccio all’Obihall di Firenze davanti a circa mille persone, dove ha dato il via alla campagna ufficiale per il “Sì”. Il referendum “è un momento decisivo nella vita del Paese”, ha spiegato Renzi, invitando tutti a un atteggiamento “serio e rigoroso”. Sabato 1. ottobre era al Teatro Rossini di Pesaro, dove ha ribadito che “il 4 dicembre non si voterà su di me o sul governo, ma sull’Italia dei prossimi 20 anni. Con la riforma non si mette in discussione la democrazia, ma la burocrazia”.
Gaetano Scopelliti