Approfondimento a cura di Antonia Pichi – 1° parte
Premesso che la Costituzione italiana risale al 1948, quindi é ancora giovane, che a molti Italiani piace così come é e che nella sua bellezza, chiarezza ed equilibrio non avrebbe nessun bisogno di revisione;
premesso che ci sarebbero molte priorità da affrontare invece di spendere tempo ed energie su questo tema (disoccupazione, sviluppo economico,immigrazione, debito pubblico……): dobbiamo fare subito tre importanti affermazioni:
La riforma proposta dal Governo non è il risultato del lavoro di gruppi di persone appartenenti ai vari partiti ed elette dal popolo italiano in base a principi democratici come è stato nel 1948, ma è il prodotto di commissioni elette dal Governo (da cui sono stati mandati via quelli che avevano proposte diverse o punti di vista contrari).
Il governo non ha mostrato apertura per le proposte degli altri partiti o di altri costituzionalisti, anzi non ha voluto discutere nessuno degli emendamenti proposti da autorevoli membri del Parlamento e sono stati utilizzati il “canguro“ e la „ghigliottina“ per evitare discussioni in Parlamento ed accelerare l‘approvazione.
Il Parlamento ha sì approvato, ma era sotto „ricatto“ perchè è stato richiesto il voto di fiducia.
Ne consegue che se non vi è stato rispetto per i principi della democrazia, non vi è stata discussione, le scelte non sono state condivise e il voto del Parlamento è stato forzato si sono verificati fatti che non possono passare sotto silenzio!
Solo per questo a nostro avviso si dovrebbe votare No!
Vedremo qui di seguito come con la proposta di Costituzione „rinnovata“ si riducono secondo noi gli spazi di democrazia, si rompono gli equilibri costituzionali, come non c‘é il gran risparmio di cui si parla, non ci sono meno burocrazia nè semplificazione, nè maggiore velocità nel fare le leggi e neanche la tanto proclamata trasparenza.
Se andiamo sul sito della Camera (documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/ACO500.pdf) troviamo un documento importante: vicino agli articoli della Costituzione ancora in vigore vengono pubblicati i nuovi articoli proposti dalla riforma costituzionale approvata dal Parlamento, un testo pubblicato anche sulla Gazzetta Ufficiale n.88 del 15 aprile 2016.
La proposta è di cambiare più di un terzo degli articoli della Costituzione il che non é poco come potrete vedere.
Si possono dire tante cose, fare tanti proclami: risparmio, maggiore stabilità cioè durata dei governi, equità, velocità nel fare le leggi. Si deve però vedere cosa in realtà ci viene chiesto di approvare o di respingere.
Come dicevano i Latini: “Verba volant, scripta manent“
Vediamo in concreto cosa c’è scritto, senza fermarci a quanto si sente dire dai fautori del Sì o da quelli del No.
La prima osservazione é sulla lingua usata: quella del 1948 dei padri costituenti è chiarissima e di facile comprensione, mentre questa della Costituzione „riformata“ è piuttosto complicata, piena di cavilli e di rimandi ad altri articoli o sottocomma. Dunque un perfetto esempio di burocratese di difficile lettura e comprensione da parte dell’Italiano medio.
La domanda che ci si pone è: dobbiamo approvare un testo complicato che non si capisce bene e peggio ancora fare un atto di fede e dire sì anche a quello che non è chiaro, ma tortuoso e cavilloso?
Per rispetto di tutti i cittadini la proposta di riforma della Costituzione avrebbe dovuto essere scritta in modo chiaro e semplice come hanno fatto i costituenti del 1948
Dove è la semplificazione? Almeno a livello linguistico non esiste. Vedremo poi se esiste a livello di organizzazione del lavoro e di iter delle leggi, di cui si lamenta spesso la lentezza.
Parliamo prima del Senato
Il Senato viene abolito?
Il Senato non viene abolito, ma ridotto di numero: da 315 si passa a 95, a cui si aggiungeranno 5 membri di nomina presidenziale e quindi diventeranno 100 membri. Non verrà più eletto dai cittadini, che quindi vedranno così ridotto il loro potere decisionale non potendo più votare per il Senato.
I sostenitori della „riforma“ dicono che però i cittadini hanno già votato per i sindaci e per i consiglieri comunali. Se permettete non è la stessa cosa votare per il sindaco o per un consigliere comunale. Sono due cariche diverse e i cittadini giustamente vorrebbero votare anche per chi siederà nel nuovo Senato esercitando così a pieno il diritto di voto.
Questi sono diritti fondamentali che non si possono regalare ad altri!
Continua nel seguente numero