Sono ormai quasi tre mesi che l’Iran sta attraversando una delle rivolte più critiche degli ultimi tempi. Tutto è iniziato dalla triste fine di una giovane 22enne fermata dalla polizia morale. Mahsa, questo il nome della sfortunata, secondo il codice di abbigliamento della Repubblica islamica, indossava il velo in maniera indecente, per questo è stata punita, addirittura con la morte. Mahsa Amini era una curda iraniana che ha avuto la sfortuna di avere a che fare con un settore delle forze dell’ordine, la polizia morale, addetto al rispetto del codice di abbigliamento per le donne introdotto dopo la rivoluzione islamica iraniana del ’79.
Da oltre 40 anni le donne iraniane, dunque, subiscono il “controllo” e le vessazioni di questa assurda polizia morale che ha il compito di arrestare quelle donne che violano il codice di abbigliamento, secondo il quale devono indossare obbligatoriamente l’hijab (il velo) e abiti lunghi e larghi per nascondere la propria figura, come se fossero delle creature indecenti da nascondere al mondo. Ufficialmente le donne che non rispettano il codice di comportamento e abbigliamento possono essere arrestate e condotte in “strutture di correzione” o in stazioni di polizia per delle lezioni di decoro e di decenza. Le stesse vengono rilasciate solo a parenti di sesso maschile e, in alcuni casi, dopo il pagamento di una multa. Ci sono anche le punizioni per le donne che non rispettano il codice e lasciano intravedere i propri capelli, queste punizioni vanno da 74 frustate a 60 giorni di carcere. Poi c’è pure chi, come Mahsa, non ne esce viva. Ma la giovane donna che ha scatenato questa dura rivolta, non è l’unica: prima di lei chissà quante ne sono morte nel silenzio, così come ne sono morte anche dopo, nei clamori della ribellione. C’è un prima e un dopo Mahsa. Ma c’è anche ora, il presente con un momento delicato in corso, un popolo in subbuglio, che non vuole più subire, che insorge perché la decenza non deve essere nascosta, anzi deve essere mostrata. È in questo clima che si diffonde una notizia importante: le autorità iraniane avrebbero abolito l’istituzione della polizia morale. La notizia è stata annunciata dal procuratore generale nella città santa di Qom: “la polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l’ha creata”, ha dichiarato Mohamad Jafar Montazeri, solo che ancora non è chiaro se sia vero, perché nessuna autorità ha dato conferma. Insieme alla cancellazione della temuta polizia morale, c’è in ballo la fondamentale decisione culturale che riguarda la cancellazione dell’obbligatorietà dell’hijab, un evento che sarebbe epocale. È sempre l’ultraconservatore Mohammad Jafar Montazeri ad annunciare sabato che “a seguito dei recenti incidenti nel Paese, il Parlamento e il Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale stanno studiando e lavorando sulla questione dell’hijab obbligatorio e annunceranno il risultato tra 15 giorni”. È tutto un grande punto interrogativo, ma se fosse vero, la rinascita delle donne iraniane potrebbe iniziare da qui! È un nuovo avvento quello atteso in Iran, dove la decenza potrebbe essere finalmente svelata!
Redazione La Pagina