Piani di azioni già esistenti e una nuova raccolta firme mirano a migliorare la situazione ambientale della Confederazione
L’Ufficio federale per l’ambiente (UFAM) sta cercando di contrastare attivamente la continua perdita di varietà biologica nel tentativo di aumentare la biodiversità e di conseguenza adeguare anche la qualità della vita. I cambiamenti ambientali spesso sono impercettibili ma evidenti come dimostrato dall’allarme che viene dato da Hans Romang, direttore della divisione “Specie ed ecosistemi” dell’Ufam sul sito della Confederazione: “In Svizzera si sentono sempre meno uccellini che cinguettano – dichiara Romang- molte delle specie autoctone della Svizzera sono quasi del tutto scomparse. La popolazione delle allodole è diminuita drasticamente e di habitat naturali sono rimaste solo poche aree di scarsa qualità ecologica”.
Il problema, messo in evidenza, è che la perdita di biodiversità avviene lentamente e per rendersene conto bisogna pensare a che aspetto aveva un paesaggio 20 o 30 anni fa facendo mente locale e sforzandosi di ricordare valutando i cambiamenti. Da qui nasce l’importanza vitale dei monitoraggi ambientali che, dati alla mano, mostrano le variazioni oggettive di una popolazione di uccelli come le allodole prese come esempio.
Romang sottolinea che è basilare accorgersi dei cambiamenti perché solo un ambiente bio-diversificato puo’ garantire salute, sicurezza e qualità della vita che possono confluire anche in un successo economico. Infatti avere un ambiente equilibrato significa anche spendere meno per avere servizi vitali come l’approvvigionamento alimentare o l’acqua potabile e, soprattutto, per la protezione contro disastri ambientali quali le inondazioni o frane.
Secondo il Direttore è lo Stato in primis che si deve occupare di intervenire perché la biodiversità è un bene pubblico da cui tutti traggono vantaggio. Il piano di azione adottabile è quello di promuovere sia direttamente che indirettamente la biodiversità per rendere visibile il potenziale della sostenibilità in svariati settori della vita, della politica e dell’economia: “L’intento – ribadisce Romang- è, cioè, gettare un ponte di collegamento tra la politica della Confederazione in materia di biodiversità e la società svizzera in un’ottica di sfruttamento sostenibile delle risorse. Cerchiamo infine di instaurare un dialogo con la popolazione: la biodiversità e il suo valore per la società dovrebbero diventare parte integrante del nostro pensiero, delle nostre decisioni e delle nostre azioni.”
La parte dolente, come sempre, riguarda i finanziamenti che non sono sufficienti. E’ importante che la politica e la società vedano la conservazione e il ripristino degli ecosistemi come un investimento per il futuro a cui non bisogna sottrarsi né come Stato né come cittadini. A breve anche l’emittente televisiva SSR lancerà un programma di azione nazionale per sostenere la causa in questione con l’obiettivo di frenare il declino ambientale creando nuove superfici d’insediamento per le piante indigene. In questa promozione del territorio sostenibile ci sarà coinvolto anche l’Ufam e durerà sei mesi. E’ notizia recente che quattro organizzazioni ambientaliste (Pro Natura, Fondazione per la protezione e sviluppo del paesaggio, Birdlife e Patrimonio svizzero) hanno lanciato una doppia iniziativa sia per garantire fondi e superfici allo scopo ambientalista che per frenare la cementificazione al di fuori delle zone edificabili. La raccolta di firme sarà effettuata fino al 26 settembre del 2020.