Per il Parlamento svizzero è necessario proteggere la Confederazione da qualsiasi infiltrazione da parte del gruppo terroristico palestinese. Dopo Al-Qaeda e ISIS si aggiunge Hamas e potrebbe essere lo stesso per Hezbollah
Il Consiglio nazionale ha votato lo scorso mercoledì esprimendosi su un tema che ha animato il dibattito politico per anni e che riguarda la posizione che la Confederazione intende mantenere o no con il gruppo terroristico di Hamas. Con 168 voti a favore contro 6 contrari e 14 astensioni, il Consiglio nazionale ha approvato il progetto di legge del Governo, confermando il voto espresso martedì dal Consiglio degli Stati. Per il Parlamento, dunque, è necessario proteggere la Svizzera da qualsiasi infiltrazione da parte del gruppo ritenuto terroristico.
Come da tradizione, la Svizzera fino adesso ha avuto una posizione assolutamente neutrale nei confronti delle organizzazioni considerate terroristiche, evitando spesso di emettere divieti e mantenendo dei rapporti diplomatici di dialogo con tutti.
Alla luce delle ultime vicissitudini internazionali, però, la discussione sulla posizione Svizzera rispetto al rapporto con l’organizzazione di Hamas ha bisogno di giungere ad un punto fermo: come si pone la neutrale Svizzera nei confronti dell’organizzazione terroristica che, lo scorso 7 ottobre 2023, ha ucciso 1´200 persone e ne hanno rapite 250 – molte delle quali ancora in mani loro – causando quello che può essere definito il peggior massacro nei confronti della popolazione ebraica dall’Olocausto?
Stop al dialogo
È difronte alla situazione che si è presentata proprio dopo l’attacco del 7 ottobre e alla conseguente guerra che è inevitabilmente scoppiata tra Israele e Gaza, che in Svizzera si è deciso di prendere in considerazione una posizione più rigida con Hamas, con la quale per anni ha mantenuto il dialogo volto sopratutto a esortare l’organizzazione palestinese a rispettare il diritto internazionale umanitario. Così, su richiesta del Parlamento, il Governo ha elaborato una legge per dare uno Stop al dialogo della Svizzera con Hamas, perdendo di fatto il suo ruolo di mediatore neutrale, e in questo modo, insieme ai gruppi Al-Qaeda e ISIS, potrebbe essere proibito anche Hamas. Inoltre, anche il gruppo di Hezbollah potrebbe subire lo stesso divieto poiché per la commissione che ha presentato la mozione, Hezbollah può essere equiparato ad Hamas, come spiega il deputato UDC Alfred Heer per il quale non c’è alcuna differenza tra l’Hezbollah sciita e l’Hamas sunnita. “Hamas è nato per sabotare la pace in Medio Oriente, e Hezbollah lancia i razzi per il medesimo scopo”, afferma Heer.
I dubbi
I dubbi su questo cambio di posizione, sono stati avanzati in merito soprattutto all’esclusione dal campo di applicazione della legge delle attività condotte dalla Confederazione, dalle organizzazioni multilaterali e dalle ONG atte alla promozione della pace, dell’applicazione del diritto umanitario, della cooperazione allo sviluppo, dei diritti dell’uomo e della sicurezza interna ed esterna della Svizzera. Sono stati Fabian Molina (PS/ZH) e Fabien Fivaz (Verdi/NE) ad avanzare questi dubbi poiché temono che questa legge possa essere da intralcio alle attività umanitarie varie. Per il gruppo rosso-verde, inoltre, è importante che Berna continui a mantenere aperti i canali diplomatici per contribuire alla ricerca di una risoluzione pacifica di questo conflitto.
Nel Consiglio degli Stati a votare contro il divieto di Hamas figura Carlo Sommaruga, per il quale Berna non deve privarsi della possibilità di dialogare con Hamas quale importate parte in causa su temi come il rispetto del diritto umanitario o la ricerca di una soluzione politica a un conflitto. A tal proposito è il ministro della Giustizia e polizia Beat Jans a precisare che il divieto pronunciato contro Hamas non include le attività umanitarie come la ricerca di soluzioni politiche, in quanto tali non possono essere considerati un sostegno a un’organizzazione terroristica, e quindi perseguibili penalmente. “Non è escluso che la Svizzera, nonostante questo divieto, parli con Hamas” ha sottolineato Jans.
Per la Consigliera Binder-Keller questa legge permette alla Svizzera di “non diventare un rifugio per tali organizzazioni” e guardando in maniera più scrupoloso il rapporto costi-benefici, la consigliera avverte: “Se non le indeboliamo, queste organizzazioni non causano molti più danni?”.
Marianne Binder-Keller, inoltre, è una delle autrici della mozione che voleva vietare anche Hezbollah, ma probabilmente la natura ambivalente di Hezbollah quale sia una forza paramilitare e politica in Libano sia un’organizzazione terroristica islamica radicale, rende più difficile la valutazione. “È già considerata un’organizzazione terroristica da diversi Stati e organizzazioni”, ha osservato, a nome della commissione, Marianne Binder-Keller, ma il Consiglio federale si è opposto alla mozione in virtù del fatto che non ha il potere generale di vietare le organizzazioni. Per procedere, dunque, una possibilità sarebbe quella di promulgare una legge ad hoc, come è stato deciso per Hamas.
Redazione La Pagina