Lo studio “Sicurezza 2019” dell’Accademia militare del politecnico militare di Zurigo (ETH) rivela che gli svizzeri hanno espresso fiducia nel sistema politico e nell’economia. Pessimismo a livello internazionale
La maggior parte dei cittadini svizzeri si sente in generalmente sicura nella Confederazione. I motivi dello stato d’animo positivo sulla sicurezza sono il sistema politico attuale e il rassicurante progresso economico. Sono i dati emersi dallo studio “Sicurezza 2019” presentato dall’ETH e condotto dall’istituto LINK su un campione di 1213 cittadini che rappresentano tutte e tre le regioni linguistiche. Il 95 per cento degli intervistati si sente “generalmente al sicuro” e il 90 per cento anche quando di notte si muove nella zona residenziale. Sono valori stabili e su un livello alto rispetto agli ultimi sondaggi.
È aumentata la fiducia degli svizzeri nelle proprie istituzioni e autorità. Su una scala di 10 punti la fiducia generale è salita a 6.8 punti, media superata rispetto agli ultimi anni, un valore massimo storico secondo lo studio. La polizia è al primo posto (8) seguita dai tribunali (7.4) e dal Consiglio federale (7.1). Leggermente sotto la media ci sono il Parlamento (6.7) e l’esercito (6.6), quest’ultimo gode di buona fiducia perché ritenuto necessario, ma ha poco consenso l’esercito professionale. Tradizionalmente restano distanziati i partiti politici e i media. Rispetto all’ottimismo sul futuro della Svizzera, il giudizio sulla situazione politica a livello mondiale è molto pessimistico per il 73 per cento. Il pericolo principale per la Svizzera dall’esterno è la politica di potere delle grandi potenze che si rispecchia nelle tensioni tra gli Stati Uniti, la Cina e la Russia. Soprattutto la politica statunitense (Donald Trump viene spesso menzionato) reca danni all’economia svizzera, ritiene la maggior parte, che considera però gli Stati Uniti un partner affidabile. Come un’ulteriore minaccia sono visti anche il nazionalismo e il populismo di destra.
Nel rapporto con l’Unione Europea (UE) gli intervistati hanno ribadito di volere collaborare e continuare sulla via bilaterale (80 per cento) rifiutando però vincoli istituzionali e l’ingresso nell’UE. Per il 93 per cento la Svizzera deve mantenere la propria secolare neutralità politica e il 35 per cento si è espresso per un avvicinamento politico. Anche il modello della cooperazione internazionale ha grande gradimento con il 60 per cento, che accetterebbe anche un seggio nel consiglio di sicurezza dell’ONU. A una condizione: senza la rinuncia alla sovranità.
Gaetano Scopelliti