La pistola elettrica è l’ultima novità in tema di ammodernamento per le Forze di Polizia italiana, in Svizzera è in dotazione dal 2003
La pistola Taser viene presentata come arma di dissuasione non letale, utile a rendere inoffensiva per alcuni secondi la persona da bloccare e contribuisce a ridurre i rischi per l’incolumità personale degli agenti, già utilizzata da svariate Polizie nel mondo. Le indicazioni fornite dalla casa di produzione del Taser consigliano di non mirare al cuore anche se poi aggiunge che si tratta solo di una raccomandazione dato che il rischio di arresto cardiaco della persona colpita è ritenuto estremamente basso. L’ONU l’ha inserita nella lista degli strumenti da tortura e Amnesty International è schierata contro il suo uso. Al di là delle considerazioni tecniche e delle argomentazioni formulate da chi la produce, esponenti politici, rappresentanti istituzionali e sindacali, diciamo subito che questa è un’arma a tutti gli effetti e pensarla per la solo difesa è una forzatura.
Il suo utilizzo quindi, anche se nell’ottica della sicurezza degli operatori, dovrà essere moderato e assolutamente necessario, ma comunque apre vari scenari circa le condotte e le conseguenze. E per questo, la politica, con un opportuno emendamento, si tutela a sua volta e mette le mani avanti per eventuali futuri addebiti in caso di inosservanze o abusi. Cosa vuol dire che la sperimentazione dovrà prevedere le “necessarie cautele per la salute e l’incolumità pubblica e secondo principi di precauzione e previa intesa con il Ministro della Salute”? Sarebbe auspicabile che la legge in esame, venga elaborata e discussa da subito con tutte le componenti per evitare lungaggini e diversificate interpretazioni dal sapore dello scarico di responsabilità. O forse significa che il poliziotto prima di utilizzarla dovrà chiedere la cartella clinica o il cardiogramma alla persona da rendere inoffensiva? È chiaro che è una frase inserita a hoc.
Il particolare che l’ANF (Associazione nazionale funzionari) chieda espressamente che gli operatori dotati di tale arma siano muniti anche di impianto di video registrazione, la dice lunga sulla emotività e sui timori di conseguenze derivanti dall’utilizzo stesso. Con queste premesse e relativi distinguo, siamo sicuri che gli agenti la vogliono? Inoltre lo strumento, pur se efficace sino a una distanza di circa dieci metri, appare difficilmente utilizzabile in azioni di scontri tra masse e Polizia, più utile invece in caso di criticità nel corso di controlli e quindi più adattabile all’opera di prevenzione e sicurezza del territorio svolta dalle pattuglie.
“Pur essendo un provvedimento che presenta alcuni buoni spunti, lo voterò pur con molte perplessità e dubbi suscitati principalmente dall’insieme di temi e interventi che andrebbero affrontati singolarmente e per il motivo, ben più grave, riguardante l’avvio della dotazione sperimentale della pistola Taser per le forze dell’ordine”. Lo afferma la senatrice del Pd Manuela Granaiola a proposito del dl stadi. “Questa pistola elettrica – aggiunge Granaiola – è in grado di colpire una persona con l’effetto di contrarre i muscoli immobilizzandola, ma l’Onu ha classificato questa arma come ‘strumento di tortura’. Certo è difficile ragionare bene di questi temi sempre all’ombra dell’emergenza. Rimango comunque convinta, e a riguardo ho presentato un disegno di legge, che una legislazione draconiana e durissima contro il possesso e l’uso di armi comunque mascherate possa essere un segno di civiltà nonché la via migliore per contrastarne l’uso e la diffusione, così come sta accadendo, con ottimi risultati, in molti altri paesi”, conclude la senatrice Pd.
In Svizzera il taser è in dotazione dal 2003, nel 2011 il Dipartimento federale di Giustizia e Polizia ha pubblicato un rapporto sulla valutazione dei dispositivi. Dal 2003 al 2011 le polizie cantonali hanno impiegato il taser 52 volte senza che siano stati registrati incidenti di rilievo. È quanto emerge dal rapporto sulla valutazione dei dispositivi inabilitanti. Dal 2003 la maggior parte dei corpi di polizia cantonali impiegano dispositivi inabilitanti (taser) che trasmettono brevi impulsi elettrici al corpo neutralizzando temporaneamente il soggetto. In 42 casi è stato necessario colpire la persona con quest’arma, mentre in 10 casi è bastata la minaccia di azionare il dispositivo. Nello stesso periodo sono stati effettuati centinaia di test su agenti di polizia che si sono offerti volontari nel corso della formazione. È soltanto dall’introduzione della legge sulla coercizione di polizia, il 1° gennaio 2009, che l’impiego dei taser è ammesso su scala nazionale. Da allora il taser è stato introdotto unicamente presso il Corpo di guardia di confine. Nel rapporto si legge anche che nove persone colpite dal taser sono state visitate da un medico; in soli tre casi sono state riscontrate ferite lievi. Il rischio maggiore risiede nelle cadute in seguito all’irrigidimento e alla paralisi provocata dalla corrente elettrica. È praticamente esclusa l’eventualità di un improvviso arresto cardiaco unicamente a causa di un impulso elettrico; le eventuali aritmie cardiache letali sono dovute a una patologia preesistente, a ormoni da stress quali l’adrenalina oppure a tossicodipendenza. Il taser non è privo di effetti collaterali: come per un farmaco, vanno quindi sempre ponderati il rischio, le indicazioni e l’utilità.