Solo in Italia oltre sei milioni di persone soffrono di problemi alla tiroide (ghiandola endocrina situata nella parte anteriore del collo, davanti alla laringe e alla parte alta della trachea che secerne gli ormoni tiroidei che regolano il nostro metabolismo) e molte delle quali, quando la malattia è allo stadio iniziale, non lo sanno. Se ne accorgono quando la disfunzione della tiroide comincia a comportare aumento di peso, occhi sporgenti e, in alcuni casi, il gozzo. Ogni anno viene organizzata una campagna di prevenzione e cura dedicata alla patologia chirurgica della tiroide, con una visita presso uno dei mille Centri specializzati in collaborazione con aziende ospedaliere e strutture universitarie situati nella Penisola.
Le visite eseguite nell’anno 2010 sono state 8400 e questi sono i risultati: il 30% dei pazienti presentavano alterazioni misconosciute della ghiandola tiroidea (soprattutto noduli, nel 13% dei casi, ma anche gozzo, nel 3%, e tiroiditi nel 2%). Nella metà delle persone visitate si sono resi, poi, necessari ulteriori approfondimenti diagnostici, in particolare, ecografie (14%), esami degli ormoni tiroidei e per il 6% dei pazienti l’ago aspirato. L’8% di tutti i soggetti, quasi 700 persone, ha necessitato di una terapia farmacologica, mentre al 3,5% dei casi è stato proposto l’intervento chirurgico. Oltre l’^80% di chi ha usufruito della visita era donna, con un’età compresa tra i 20 e i 45 anni. Il 75% delle visite erano prime visite. Le visite contribuiscono a far emergere disturbi e malattie della ghiandola che spesso non vengono riconosciute, proprio perché asintomatiche o con manifestazioni comuni ad altre patologie. In questo modo sarà anche possibile formulare diagnosi precoci e prescrivere terapie farmacologiche mirate oppure chirurgiche.
Un’attenta valutazione della storia clinica del paziente e, se necessario, il ricorso a esami ecografici con macchine sempre più sensibili e sofisticate, consente di rilevare noduli tiroidei spesso di piccole dimensioni in circa il 50% della popolazione, la stragrande maggioranza dei quali sono benigni, ma che, talvolta, meritano ulteriori approfondimenti. In caso di bisogno, gli specialisti offrono percorsi di diagnosi e cura completo e all’avanguardia, soprattutto dal punto di vista chirurgico. La maggior parte delle malattie della tiroide viene curata con terapie mediche, solo una piccola parte richiede l’intervento chirurgico. Quando serve il bisturi, il ricorso a nuove tecniche e tecnologie consente di ridurre al minimo l’incisione e, quindi, la cicatrice sul collo oltre che limitare al massimo i rischi per le corde vocali. Oggi esistono tecniche mininvasive come, ad esempio, la Mivat (Minimally-Invasive Video-Assissted Thyroidectomy).
Si tratta di una tecnica messa a punto dal professor Paolo Miccoli (Università di Pisa) e dal professor Rocco Bellantone (Poloclinico Gemelli di Roma). Può essere eseguita in caso di gozzo e in caso di nodulo tiroideo singolo. La tecnica è indicata per i noduli microfollicolari e i carcinomi papillari, quindi patologie sia benigne che maligne, ma anche per i gozzi di piccole dimensioni. La Mivat è una procedura che prevede un’incisione minima, di circa 1,5 cm, e quindi una cicatrice ridotta, che è un vantaggio estetico di rilievo, dato che la maggioranza delle persone operate sono giovani donne.
Riducendo l’incisione, anche il dolore e il trauma risultano minimizzati. L’operazione chirurgica, soprattutto se predisposta tempestivamente, propone metodiche sempre più sicure e mininvasive, che permettono la conservazione della bellezza del collo e riducono al minimo i rischi di complicanze, grazie anche all’utilizzo di avanzate tecnologie come il bisturi a ultrasuoni. Il quale, in particolare, velocizza l’intervento riducendo i tempi dell’anestesia. Esso permette, poi, di mantenere inalterato il timbro di voce e riduce l’infiammazione dei tessuti..