Governi e scienziati fanno il chek-up al clima sulla Terra correggendo le previsioni sbagliate fatte nel 2007
Quando esce il giornale è in corso (dal 23 al 26 settembre) a Stoccolma una riunione di scienziati e rappresentanti dei governi che metteranno a punto il documento sul “climate change” elaborato dall’Ipcc, il Panel dell’Onu che si occupa di questo tema. C’è un precedente, quello del 2007, che ha fatto molto discutere non tanto perché valse il Premio Nobel ad Al Gore e agli scienziati dell’Ipcc, quanto perché prevedeva, in fatto di clima e di conseguenze del surriscaldamento terrestre, uno scenario catastrofico. Che non dava grandi speranze: il mondo prima del 2050 sarebbe stato caratterizzato dallo scioglimento dei ghiacciai dei Poli, conseguenza dell’aumento della temperatura, e di quelli dell’Himalaya, e dell’innalzamento del livello degli oceani con sommersione di isole e coste. Per giunta, intere aree del pianeta sarebbero state caratterizzate dalla siccità. E’ vero che l’aumento della temperatura sarebbe stato “probabile” di oltre due gradi nel corso del prossimo secolo e “molto probabile” di oltre 1,5 gradi, ma verosimilmente, diceva il rapporto, le prime, dure avvisaglie ci sarebbero state a partire dal 2020. Nel 2100 si prevedeva un aumento della temperatura media fino a 6,4 gradi
Ebbene, l’annuncio del 2007 sulle conseguenze catastrofiche si è rivelato esagerato, l’allarmismo di allora sta per essere ridimensionato, dunque bisognerà rivedere le previsioni sui cambiamenti climatici ed adattarle ad un maggior realismo. Rajendra Pachauri, il famoso presidente dell’Ipcc che ritirò il Premio Nobel insieme ad Al Gore, ha ammesso che la temperatura media globale non aumenta dal 1997, da ben diciassette anni, e che sarà stabile almeno per i prossimi quattro anni. Comunque, per fare i raffronti, bisogna aspettare ancora 30-40 anni. Lo studio elaborato da circa 800 scienziati provenienti da tutto il mondo dice che negli ultimi cinquant’anni l’aumento delle temperature è dello 0,89 gradi centigradi, meno del previsto e che l’aumento dell’inquinamento atmosferico è dovuto soprattutto all’attività umana. La correzione verso il basso delle previsioni parlano – per i prossimi 70 anni – di un aumento probabile tra 1 e 2,5% gradi ed “estremamente probabile” sopra i tre gradi. Il ridimensionamento, dunque, verso il basso rispetto al 2007 si nota e permette alla Terra stessa di respirare.
Va precisato che le fosche previsioni fatte nel 2007 furono oggetto di manipolazioni accertate e dimostrate da parte di alcuni scienziati, dovute alla questione dei finanziamenti, come è stato denunciato da ex ambientalisti. In pratica, maggiori sono le previsioni fosche e maggiori sono i finanziamenti che varie organizzazioni nazionali e internazionali ottengono sulla base di progetti mirati a salvaguardare l’ambiente. Nel caso di Al Gore, come si può immaginare, le sue previsioni catastrofiche gli valsero addirittura il Premio Nobel, esteso a tutto il gruppo degli scienziati dell’Ipcc. I miliardi che girano attorno a questo tema sono tanti, basti pensare alle politiche conseguenti alle previsioni disastrose: politiche che riguardano le energie alternative (fotovoltaico ed eolico soprattutto), gli incentivi e gli affari di società e imprese. Tanto per dirne una, le osservazioni satellitari hanno dimostrato che il manto di ghiaccio nella calotta artica si è addirittura esteso rispetto all’anno scorso, anche se lo spessore è minore.
I cambiamenti climatici ci sono, ma ci sono sempre stati, legati sì all’attività umana ma soprattutto alle conseguenze delle attività solari. Ciò non vuol dire che l’inquinamento sia ineluttabile: va soltanto preso per quello che è, cioè un problema serio e affrontato coniugando le esigenze delle economie con quelle dell’ambiente e della salute facendo uso delle tecnologie appropriate.