La terra trema e nelle Marche torna la grande paura dopo le esperienze traumatiche del terremoto del 1972 ad Ancona, del 1997 lungo l’Appennino umbro-marchigiano e de L’Aquila, avvertito da molti nell’Ascolano e ferita ancora aperta per tutto il Paese. Sono le 5:50 am di domenica 20 settembre, comincia ad albeggiare. Una scossa tremenda – si saprà poi che è di magnitudo 4.6, la più forte da 10 anni a questa parte nella regione – sveglia la gente con largo anticipo rispetto alla comoda levata domenicale.
Ma, assicura il direttore dell’Osservatorio sismico Andrea Bina di Perugia, padre Martino Siciliani, la scossa non è collegata al recente terremoto in Abruzzo e si è verificata in una struttura sismo-tettonica diversa anche rispetto agli eventi sismici che nel 1997 sconvolsero l’Umbria e le Marche. Nei palazzi si accendono le luci, si sentono passi veloci negli appartamenti ai piani alti; chi ha animali in casa si accorge dal loro terrore di quanto la “botta” sia stata grossa.
Si vedono famiglie che scendono con i bimbi piccoli in braccio, ancora assonnati, i pigiami indosso, una borsa con una bottiglia d’acqua e un cambio, non si sa mai. In diversi si riversano in strada, per raggiungere l’auto o il camper, o semplicemente per non restare “in trappola”. Sono i giornalai e i baristi a raccogliere i primi resoconti dei concittadini ancora sotto choc. È il tragico refrain del terremoto, al quale pure le Marche, regione “ballerina” (in zona due, livello medio di pericolosità), sono abituate. Ma non ci si abitua mai ad un nemico subdolo, che colpisce spesso di notte, quando si è più indifesi, e toglie ogni certezza.
Ad Ancona, alle sei, sembra di essere in pieno giorno, ma d’altra parte è finita da poco la Notte bianca e molti giovani non hanno fatto neppure in tempo ad infilarsi a letto. Nei comuni più vicini all’epicentro, tra le province di Macerata e Ancona, i centralini dei vigili del fuoco trillano a tutto spiano. Ognuno descrive come può la percezione dell’evento, anche acustica, e chiede lumi.
I vetri hanno vibrato, i mobili più pesanti hanno “ballato”, si sono aperti sportelli, sono caduti soprammobili, ma per fortuna nessun danno, e soprattutto nessuna vittima accertata. Il timore, in questi casi, è che si muoia di paura, come accadde nel ‘72 ad Ancona, e nel ‘97 a un signore di Tolentino, che andò ad aggiungersi ai tre morti “ufficiali”: la coppia di Collecurti uccisa dalle macerie e trovata ancora abbracciata nel letto, una donna di Fabriano colpita da un calcinaccio. E i più a rischio sono gli anziani. Non a caso il sindaco di Montefano (Macerata) Carlo Carnevali, dove è stato localizzato l’epicentro, è andato subito a trovare “i suoi vecchietti” nelle case di riposo e ha deciso di fare una ricognizione delle persone sole.
Nella piccola cittadina molta paura ma anche autocontrollo, nessuno è sceso in strada. E in serata si è svolta regolarmente una processione della Madonna Addolorata già in programma.
Articolo precedente
Prossimo articolo
Ti potrebbe interessare anche...
- Commenti
- Commenti su facebook