Un gruppo di ricercatori della Georgetown University scopre il metodo per prevedere la malattia con un’accuratezza del 90%
È la forma più comune di demenza degenerativa invalidante e colpisce solitamente persone in età avanzata, solitamente oltre 65 anni. I sintomi più diffusi riguardano soprattutto la perdita del senso del sé, della propria autonomia e delle proprie funzionalità, ma quello che terrorizza più di ogni altra cosa è che all’Alzheimer non è stata ancora contrapposta una cura efficace. È possibile utilizzare alcuni farmaci che però non sono curativi, ma ne controllano solamente le manifestazioni, sono solo farmaci sintomatici. La ricerca però non si ferma e riesce anche a produrre risultati interessanti come quelli raggiunti dall’equipe di ricercatori della Georgetown University che è riuscita a scoprire il metodo per individuare il morbo di Alzheimer anche anni prima. Si tratta di passo di notevole importanza per la ricerca scientifica, perché individuare anticipatamente se una persona va incontro a una forma di demenza senile e di deterioramento cognitivo nei successivi 2-3 anni può essere fondamentale per intervenire per tempo e magari riuscire a contrastare la malattia. Il team di ricercatori è riuscito, infatti, ad individuare il test del sangue che ‘predice’ l’arrivo dell’Alzheimer quando non si hanno ancora sintomi. Inoltre pare che il metodo abbia una precisione superiore al 90%. “Il nostro nuovo test del sangue offre la possibilità di identificare le persone a rischio di declino cognitivo progressivo e potrà cambiare la maniera in cui i pazienti, le loro famiglie e i medici gestiranno la malattia”, ha dichiarato Howard Federoff, il principale autore dello studio, che insegna alla Georgetown.
Gli scienziati hanno esaminato 525 persone in buona salute e con più di 70 anni, controllandole per cinque anni ed hanno analizzato periodicamente i campioni del sangue di 53 persone che avevano nel frattempo sviluppato l’Alzheimer, confrontandoli con quelli di 53 persone “cognitivamente normali”. Ne è risultato che grazie alla presenza o meno di dieci lipidi (grassi) nel sangue è possibile predire lo sviluppo della malattia. Il livello di questi grassi, infatti, era più basso nel sangue delle persone con i sintomi dell’Alzheimer.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Medicine e il test del sangue adesso potrà essere testato e sperimentati entro due anni in studi clinici più ampi.
L’Alzheimer oggi colpisce oltre 35 milioni di persone il dato è in inarrestabile ascesa tanto che nel 2050, secondo le stime, coinvolgerà oltre 110 milioni di persone, i casi di Alzheimer quindi triplicheranno. Questi dati risultano da un precedente studio effettuato negli Stati uniti secondo il quale, se i malati di Alzheimer negli Usa nel 2010 erano circa 4,7 milioni – di cui 0,7 milioni di età compresa tra 65 e 74 anni, 2,3 milioni tra 75 e 84 anni e 1,8 milioni con oltre 85 anni – entro il 2050, secondo le stime, raggiungeranno la cifra di oltre 13,8 milioni. Circa sette milioni di questi avranno un’età superiore a 85 anni. E lo stesso trend si osserva nel resto del mondo in cui in circa 40 anni le persone affette da demenza saranno oltre 110 milioni.
Ma adesso, grazie a questo rivoluzionario test del sangue, una diagnosi precoce di Alzheimer potrebbe essere essenziale per riuscire ad intervenire tempestivamente sullo sviluppo futuro del morbo di Alzheimer e delle malattie di demenza degenerative che fino ad oggi non hanno avuto alcuna cura.