In futuro il sesso del nascituro potrà essere comunicato ai genitori solo dopo la fine della dodicesima settimana di gravidanza. Questo è quanto prevede la legge federale sugli esami genetici sull’essere umano LEGU, lo scorso mercoledì il Consiglio federale ha avviato la procedura di consultazione su una revisione totale che permetterà di estendere il campo d’applicazione della legge a quasi tutti gli esami genetici sull’essere umano e adeguare le condizioni per gli esami prenatali, allo scopo di impedire gli abusi e garantire la protezione della personalità. Perché questo cambiamento? La legge vigente dice che è proibito, fare delle analisi che si concentrano sulla scoperta del sesso del nascituro se non a scopo medico. Nonostante ciò, succede spesso che durante altre analisi si scopre anche il sesso del nascituro e la legge finora non prevedeva se i genitori potevano essere informati o no.
Finora la LEGU ha disciplinato gli esami genetici sull’essere umano in ambito medico, in particolare l’accertamento di malattie ereditarie come anche l’allestimento di profili del DNA volti a determinare la filiazione (ad esempio test di paternità), secondo la LEGU per questo non sono necessari adeguamenti. Cambia la situazione però se si tratta di esami genetici sull’essere umano impiegati al di fuori dell’ambito medico per accertare le caratteristiche del patrimonio genetico, come per esempio nelle analisi delle attitudini sportive, nell’ottimizzazione dell’alimentazione e nello stabilire l’origine etnica. Finora questi accertamenti non erano disciplinati dalla LEGU.
“L’avamprogetto prevede che tali esami possano essere offerti anche al di fuori degli ospedali o degli studi medici, come ad esempio nelle farmacie. I laboratori incaricati di eseguire queste analisi sono soggetti a un obbligo di autorizzazione. In assenza di un rischio di abuso o di discriminazione, questi esami possono essere dispensati direttamente ai clienti anche al di fuori dell’ambito medico, anche attraverso Internet (p. es. i test riguardanti il colore dei capelli o degli occhi oppure la capacità di percezione del gusto). Anche se i laboratori che eseguono questo tipo di accertamenti non sono soggetti a una vigilanza dell’autorità, devono tuttavia attenersi alle disposizioni della LEGU concernenti la protezione dei dati”, si legge nel comunicato.
Inoltre l’avamprogetto riserva un’attenzione particolare al trattamento delle cosiddette informazioni in eccesso. I progressi tecnici applicati alla decodificazione del patrimonio genetico permettono di scoprire molte più informazioni di quante siano realmente necessarie ai fini della ricerca, come ad esempio i fattori di rischio di affezioni che potrebbero insorgere in un momento successivo della vita. Se l’esame genetico è eseguito in ambito medico, la persona interessata dovrà poter decidere da sola quali informazioni le devono essere comunicate e quali no. Nel caso di esami genetici eseguiti al di fuori dell’ambito medico, questo tipo di informazioni in eccesso non potranno essere comunicate.
Dato che con una migliore accessibilità agli esami il pericolo di abusi aumenta, nell’avamprogetto di legge è stata decisa un’estensione delle disposizioni penali. D’ora in poi, oltre agli specialisti saranno perseguibili anche i privati.