Spielberg porta sul grande schermo la vicenda della pubblicazione dei Pentagon Papers
Nel 1971 il New York Times aveva aperto un vaso di Pandora scoprendo l’esistenza dei Pentagon Papers, settemila pagine secretate che documentavano l’implicazione militare e politica degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam, con le menzogne di ben quattro presidenti degli Stati Uniti su interventi militari rovinosi. Un’ingiunzione della Corte Suprema bloccò la divulgazione dei documenti, ma la seppur parziale pubblicazione dei documenti top secret sulle strategie e i rapporti del governo degli Stati Uniti con il Vietnam tra gli anni quaranta e sessanta innescò una battaglia senza precedenti in nome della trasparenza e della libertà di stampa. Battaglia poi ripresa dal Washington Post, grazie al coraggio del suo editore, Katharine Graham (interpretata da Meryl Streep), e del suo direttore, Ben Bradlee, interpretato da Tom Hanks. Prima donna alla guida del quotidiano (di cui prende le redini dopo il suicidio del marito) in una società che vede il potere accentrato esclusivamente nelle mani degli uomini, Kay Graham si ritrova nel 1971 a dover prendere una difficile decisione: pubblicare o meno i “Pentagon Papers”.
Da una parte le insistenze del direttore Bradlee, secondo cui ‘l’unico modo per avere libertà di stampa è pubblicare’ e convinto che non pubblicare quei documenti comporterebbe la morte ‘ideale’ del quotidiano stesso; dall’altra le istanze dei consiglieri e dei soci di maggioranza della testata, da poco quotata in Borsa, propensi a non procedere alla rivelazione di quelle verità per mantenere una condotta di prudenza nei confronti del Governo e degli investitori. Nonostante i meschini tentativi del governo di contenere la fuga di informazioni riservate, Katharine e Ben, confermando la loro forte etica professionale, diffondono i documenti, schierandosi dalla parte dei cittadini e mettendo a rischio la loro carriera e la loro stessa libertà. “Sono cresciuto con l’incontrovertibile verità che la stampa libera costituisca il guardiano della democrazia; nel 1971 quando Nixon ha portato in tribunale la stampa e ha cercato di negare il suo diritto di cronaca c’è voluto l’intervento della Corte Suprema per annullare il provvedimento con cui un’altra Corte aveva bloccato il New York Times: non era mai accaduto dai tempi della guerra civile.
Oggi che la libertà di stampa è sotto attacco, che i giornali ogni giorno assistono allo spettacolo di veder etichettate come ‘fake news’ tutto quello che non piace al Presidente il nostro film è stato accolto molto bene. La stampa americana ha amato ‘The Post’ non solo per il contenuto politico del film, ma per la forza del personaggio dell’editrice ritratta così bene da Meryl Streep: una donna che seppure al vertice non aveva ancora trovato la sua voce in quel mondo governato da uomini e l’ha fatto in un momento cruciale mettendo tutti al loro posto”, ha dichiarato il regista commentando il successo del film al botteghino. Un film che è una storia di coraggio: “Il coraggio di Daniel Ellsberg, economista e uomo del Pentagono, una persona vicina alle istituzioni che ha sfidato la legge contro lo spionaggio; il coraggio del giornalista del New York Times, che ha rischiato la propria carriera e quello di Ben Bradlee. E poi c’è stato il coraggio di Katharine Graham. Il coraggio si può imparare? Penso che lei lo abbia dimostrato. Noi non lo insegniamo abbastanza alle nostre ragazze”, ha commentato Meryl Streep.
foto: Ansa