Il problema della sordità sembra essere agli sgoccioli grazie a due scoperte sensazionali!
La sordità è un fenomeno sempre più esteso e che non riguarda nessuna fascia d’età particolare, ma purtroppo può colpire tutti, dai più piccoli ai più anziani. Oggi, oltre che per motivi genetici (la sordità può essere congenita), tocca anche molti giovani e giovanissimi per colpa degli impianti stereo e degli MP3 usati senza criterio. Un valido aiuto fino adesso è arrivato dagli apparecchi acustici che però non sono una cura, quindi il la sordità viene ridimensionata, ma permane. Il problema sopraggiunge quando muoiono le cellule ciliate, che sono le principali cellule sensoriali e una volta morte, non possono essere sostituite. O almeno così si credeva fino a qualche tempo fa.
Un nuovo studio, infatti, ha rivelato che non solo queste cellule vengono sostituite (anche se a livelli molto bassi), ma che altre cellule di supporto che si trovano nell’orecchio interno possono trasformarsi in cellule ciliate. Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Harvard Medical School e del Massachusetts Eye and Ear Infirmary, è stato pubblicato sulla versione online della rivista Stem Cell Reports, ed è stato eseguito su degli animali mostrando che le cellule possono essere sostituite. In modo specifico i test sono stati condotti sui topi giovani, individuando nel loro orecchio delle “cellule di sostegno” che possono essere riprogrammate (anzi, si riprogrammano anche da sole) come cellule ciliate e re-immesse laddove le cellule erano morte. Questi risultati quindi si spera che possano essere utili per avvicinarsi alla sostituzione delle cellule negli esseri umani adulti e alla progettazione di nuove strategie di trattamento per le persone affette da sordità a causa della perdita delle cellule ciliate.
Un altro studio che viene incontro al problema sordità è quello preclinico effettuato dai ricercatori della University of New South Wales in Australia e che riguarda la creazione di un ‘orecchio bionico’ sensibile ai suoni quanto l’orecchio vero, in grado quindi di garantire un udito molto più fine di quello ottenibile con gli impianti acustici oggi in uso.
Gli esperti, hanno abbinato la terapia genica alla tecnologia oggi usata su pazienti per la sordità, aumentando di molto la sensibilità uditiva dell’apparecchio acustico impiantato. Nello specifico è stato integrato un impianto cocleare classico, ovvero l’apparecchio acustico utilizzato dai pazienti con sordità grave, ad una terapia genetica inducendo così la rigenerazione di fibre nervose dei nervi acustici e, quindi, migliorando l’innesto dell’impianto e la sua funzionalità in termini di percezione uditiva. Sarebbe una sorta di combinazione tra genetica e tecnologia sfruttando le infinite risorse del Dna, alle tecnologie normalmente utilizzate per curare casi di sordità acuta. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, è stato condotto sugli animali attraverso l’innesto di un normale apparecchio acustico. Lo strumento ha trasmesso all’orecchio brevi impulsi di corrente, che hanno stimolato il Dna alla rigenerazione dei nervi interni, detti neurotrofine. Stimolando i fattori neurotrofici delle terminazioni residue non danneggiate, si può innescare una rigenerazione complessiva. Il passaggio mancante era la trasmissione di questo comando, step effettuato con gli impulsi di corrente, che hanno “risvegliato” il corredo genico degli animali. La terapia genica, spiega Gary Housley, coordinatore del lavoro che è durato parecchi anni, è veicolata in modo molto semplice, all’atto stesso dell’impianto dell’apparecchio acustico, stimolando l’orecchio con brevissimi impulsi di corrente che inducono la penetrazione del Dna ‘terapeutico’.
L’orecchio bionico, come già detto, sarebbe sensibile ai suoni proprio come un organo uditivo naturale, qualitativamente superiore a ogni apparecchio acustico in circolazione e inoltre apre nuovi orizzonti non solo nello studio e nella cura delle sordità, ma anche di alcune gravi patologie come il Parkinson, proprio per le stimolazioni che potrebbero interessare il cervello.