Ucraina: i crimei scelgono Mosca con oltre il 96%. Dure le sanzione americane ed europee
Il risultato del contestato referendum è stato quasi plebiscitario: il 96,6% dei crimei, pari a 1,2 milioni di persone, ha votato a favore della riunificazione con la Russia. Il Parlamento crimeo, in una sessione straordinaria, approverà i risultati della consultazione per poi chiedere al presidente russo, Vladimir Putin, di accettare nella Federazione Russa la repubblica in secessione dall’Ucraina. Il voto a stragrande maggioranza espresso dalla popolazione crimea è rafforzato anche da un’affluenza alle urne consistente: l’83,10%. ”Nessuno ci potrà togliere la nostra vittoria, entriamo nella Russia”, ha commentato il premier della Crimea, Sergei Aksionov. E dopo questo risultato ”torniamo a casa”, ha aggiunto il presidente del parlamento crimeo Volodymyr Konstantynov. Il risultato del referendum è tuttavia considerato “illegale e illegittimo” da Stati Uniti ed Unione Europea. In particolare, in una telefonata, Barack Obama ha ”avvisato” Vladimir Putin di possibili ”costi aggiuntivi” per la Russia, ovvero imminenti sanzioni da Usa e Ue, chiedendogli di accettare “l’immediato dispiegamento di osservatori internazionali al fine di prevenire atti di violenza da qualunque gruppo”. Putin ha risposto a Obama che “il referendum è pienamente conforme al diritto internazionale”.
“Gli Stati Uniti e la comunità internazionale non riconosceranno mai il referendum sulla Crimea e sono pronti con gli alleati europei a imporre ulteriori sanzioni alla Russia per le sue azioni. Nessuna risoluzione diplomatica – ha detto Obama – può essere raggiunta mentre le forze militari russe continueranno le loro incursioni nel territorio ucraino”. Intanto ci si chiedeva come proseguisse con i militari, Kiev nel frattempo ha votato per una mobilizzazione in parte del militare. 275 parlamentari hanno approvato lunedì mattina una richiesta relativa dal presidente ad interim Alexander Turtschinow, secondo l’agenzia stampa AFP i motivi sarebbero “l’aggravamento della situazione politica del paese e l’intromissione della Russia negli affari interni dell’Ucraina”.
”La comunità internazionale non può che assumere iniziative severe di fronte alla violazione palese del diritto internazionale. Ciò che sta accadendo in Ucraina è grave: non soltanto non può considerarsi legittimo il referendum in Crimea, dal risultato assolutamente prevedibile, ma non si può sottovalutare il significato dei movimenti di truppe russe in territorio ucraino e la raccolta di militari al confine”. Lo dichiara in una nota la vicepresidente della Camera, Marina Sereni. ”I ministri degli esteri della Ue saranno a Bruxelles per un importante confronto dove, oltre alla condanna del referendum e la decisione su eventuali sanzioni, deve trovare spazio la ricerca di una soluzione politica della crisi. I destini della Russia e dell’Europa – continua l’esponente Pd – sotto il profilo economico ma anche della sicurezza, sono indissolubilmente legati e sarebbe un tragico errore portare indietro l’orologio della storia”.
”Ulteriori provocazioni non faranno che isolare ancora di più la Russia e a diminuire la sua statura in tutto il mondo”. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, presentando alla Casa Bianca le sanzioni che gli americani si apprestano a imporre a coloro che sono ritenuti responsabili della crisi in Ucraina e Crimea. Il Presidente si è detto tuttavia convinto che una soluzione diplomatica resta possibile. Così, come si predetto le sanzioni sono arrivate. A partire però, prima ancora di Obama, è stata l’Unione Europea. 21 le persone inserite nella lista delle “misure restrittive” decise contro “alcuni politici e alcuni militari” di Russia e Crimea. Al primo posto della lista quello dell’autoproclamato premier della Crimea Sergei Aksyonov. Fra i tredici russi, tre militari ed il vicepresidente della Duma, Sergei Zheleznyak. Saranno poi i leader europei nel vertice a prendere la decisione sull’eventuale annullamento del vertice G8 in programma a Sochi a giugno.
Per quanto riguarda invece i provvedimenti americani, Barack Obama, rende noto la Casa Bianca, ha stabilito per decreto sanzioni economiche e congelamento dei beni ai danni di diversi alti funzionari russi, tra cui stretti collaboratori di Vladimir Putin e lo stesso ex presidente ucraino Ianukovich. Con le sanzioni ai vertici russi, gli Stati Uniti puntano a colpire l’economia di Mosca. In particolare si aspettano un vantaggio del 3% nel cambio tra il dollaro e il rublo. Gli Usa sospettano poi che ci siano stati gravi brogli al referendum di ieri in Crimea. Fonti americane fanno sapere infatti che sarebbero arrivate nelle urne tantissime schede già votate e che in alcune città il numero dei votanti sia stato superiore al numero degli abitanti. “Contro Mosca c’è l’isolamento internazionale: nessuno riconosce il referendum in Crimea” ha affermato Obama.