La nuova maggioranza è da considerare in modo differenziato a secondo dei dossier parlamentari. Per il Consiglio federale l’UDC rivendica un secondo seggio
Destra conservatrice e liberale hanno progredito quasi dappertutto. Con 101 su 200 seggi UDC e PLR, insieme a Lega dei ticinesi e Movimento dei cittadini ginevrino, hanno la maggioranza al Consiglio nazionale. Ma come influenzerà il lavoro del parlamento della 50esima legislatura lo spostamento a destra? Nei prossimi quattro anni ci saranno dossier essenziali per il futuro del Paese. Saranno avvantaggiate sicuramente la politica finanziaria e le misure di risparmio, mentre avranno vita dura il progetto della “Strategia energetica 2050” del dipartimento di Doris Leuthard e la riforma “Previdenza vecchiaia 2020” del ministro della sanità Alain Berset. Sull’energia entrambi i partiti imporrano la loro posizione contraria sul limite temporale di esercizio per le centrali nucleari e non consentiranno ulteriori sovvenzioni alle energie rinnovabili. Un progetto che perderà valore anche perché i partiti simbolo sul tema dell’ambiente sono stati messi in minoranza dalle elezioni. Sul progetto della riforma previdenziale UDC e PLR sostengono l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne a 65 anni e chiedono la riduzione del tasso di conversione del 2° pilastro. Screzi e divisioni per la nuova maggioranza si avranno quando si affronteranno la riforma della politica dell’asilo così come gli accordi bilaterali con l’UE. Il PLR si è emancipato dall’UDC da un punto di vista numerico e non avrà difficoltà a votare borghese se lo riterrà opportuno. Di rottura si potrà parlare quando sarà affrontata la questione sui rapporti con l’Europa, dove l’UDC resta molto conservatrice. Il PLR respinge una rigorosa applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione, sostenendo una soluzione che non metta a rischio gli accordi bilaterali, essenziali per l’economia elvetica.
Non sarà dunque una maggioranza scontata, ma da considerare secondo i temi discussi in parlamento. Inoltre l’altro ramo del parlamento, il Consiglio degli stati, potrebbe bloccare le decisioni del Nazionale, anche se la definitiva composizione della Camera alta sarà nota il 22 novembre dopo i ballottaggi per i 19 seggi (su 46) ancora non assegnati. Una prima analisi del gfs.berna indica che PS e PPD potrebbero raddoppiare i loro seggi fin qui ottenuti, ma anche che UDC e PLR raggiungano una maggioranza minima. Quest’ultimo risultato è decisivo a secondo dei candidati e delle alleanze tra i partiti ai ballottaggi. I democentristi e i radicali liberali sembrano però agire in concorrenza invece di trovare alleanze nei diversi cantoni.
Alleanze e mosse che avranno sicuramente più peso in un altro contesto. Dalla scorsa settimana è iniziato il giro di candidature per l’elezione del Coniglio federale e i presidenti dei partiti guardano al 9 dicembre con gli occhi puntati sul seggio della consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf del PBD. Forte del risultato conseguito alle elezioni federali l’UDC si sta muovendo dietro le quinte e sta conducendo un attento selezionamento dei candidati da presentare per riconquistare il seggio. I democentristi si appellano al rispetto degli altri partiti per l’esigenza del primo partito svizzero di essere maggiormente coinvolto nell’esecutivo. Da mesi l’UDC ha gettato le fondamenta creando una commissione con il compito di trovare il candidato giusto. Nomi ufficiali ancora non ce ne sono, ma indiscrezioni indicano il grigionese Heinz Brand come favorito ad affiancare Ueli Maurer. Tuttavia appare alla ribalta la candidatura del presidente UDC Toni Brunner, fortemente avanzata da Christoph Blocher e soprattutto dal neo eletto Consigliere nazionale Roger Köppel, direttore del settimanale “Weltwoche” vicino all’UDC. Un sostegno per ora mediatico che Köppel può esercitare tramite il suo giornale provando a influenzare la commissione.
Ma come agirà Eveline Widmer-Schlumpf? Dal suo dipartimento non trapela nulla e la ministra PBD prende tempo ma esperti si attendono nei prossimi giorni le sue dimissioni per diversi motivi. Il PBD ha perso il 6.2% nei Grigioni, il cantone della Consigliera federale e una sua ricandidatura è a rischio di mancata rielezione. La ministra delle finanze ha attuato la profonda riforma della piazza economica e con le dimissioni potrebbe uscire a testa alta, lasciando l’impressione di un apprezzato lavoro al governo. Inoltre il centro è uscito sconfitto dalle elezioni e l’esigenza di un secondo seggio del centro non è più sostenibile, nonostante PS e PPD dichiarino che una consigliera federale di successo debba essere rieletta. Per il PLR il candidato dovrà riconoscere il principio della collegialità e accettare le decisioni del governo anche se in minoranza, ad esempio sui bilaterali. I giochi restano però ancora aperti, perché Widmer-Schlumpf potrebbe avere i numeri dell’Assemblea federale plenaria per la rielezione ed è su quest’aspetto che la grigionese prenderà una decisione.
Gaetano Scopelliti