Come integrare meglio i rifugiati nell’economia?
Il segretario di Stato Mario Gattiker ha conferito a Eduard Gnesa, già ambasciatore straordinario per la migrazione, un mandato in veste di incaricato per i rifugiati e l’economia. Durante sei mesi Eduard Gnesa informerà aziende private e associazioni economiche in merito alle possibilità di assumere rifugiati e persone ammesse provvisoriamente alle proprie dipendenze. L’obiettivo è anche quello di mettere a disposizione di queste persone posti di lavoro e di apprendistato adeguati in modo tale da integrarle nel mondo del lavoro a vantaggio di tutti.
Negli ultimi anni il numero di rifugiati riconosciuti e di persone ammesse provvisoriamente che rimangono a lungo termine in Svizzera è fortemente aumentato. Molti sono giovani e hanno un potenziale professionale che al momento non viene pienamente sfruttato. La Confederazione e i Cantoni hanno riconosciuto la necessità di un intervento e hanno già adottato misure supplementari per integrare professionalmente queste persone. In contropartita ci si aspetta che i rifugiati riconosciuti e le persone ammesse provvisoriamente cooperino in vista di acquisire rapidamente le competenze necessarie per accedere al mercato del lavoro o a una formazione.
Rifugiati e ammessi a titolo provvisorio sono parte integrante del potenziale presente sul territorio nazionale
L’accesso al mercato del lavoro presuppone che i rifugiati, le persone ammesse provvisoriamente e altri gruppi di persone che non riescono di primo acchito a integrarsi nel mondo del lavoro beneficino di una congrua offerta di posti di apprendistato e di lavoro. Oggi non è così e occorrerà pertanto creare, a medio termine, posti supplementari per integrare questi gruppi di persone. I rifugiati e le persone ammesse provvisoriamente sono parte integrante del potenziale di manodopera presente sul territorio nazionale. Se si integrano queste persone nel mercato del lavoro occorre reclutare meno manodopera all’estero.
L’incaricato per i rifugiati e l’economia dovrà informare e sensibilizzare le aziende e le associazioni in merito alle possibilità di assumere rifugiati e persone ammesse provvisoriamente alle proprie dipendenze. Il mandato è limitato a sei mesi, dopodiché sarà stilato un bilancio e si deciderà sul da farsi.
L’argomento è sul tavolo già da tempo
Che non sia la prima volta che si parli di come meglio integrare le persone straniere che vivono in Svizzera lo dimostra anche il parere di Salvatore Di Concilio, l’ex-consigliere comunale di Zurigo, che parlando del convegno “Noi tutti siamo Zurigo”, tempo fa aveva già dichiarato l’assurdità del fatto che “oggi in Svizzera un illegale può avere la cassa malattia, può anche pagare i contributi all’AVS, i minorenni illegali hanno il diritto di andare a scuola e di fare un apprendistato, ma non hanno il diritto di andare a lavorare dopo l’apprendistato, questo è assurdo! In pratica ci sono, ma è come se non ci fossero”. “Durante il convegno – aveva detto poi Di Concilio – è stato discusso anche il concetto di ‘lavoro utile’, è soltanto l’informatica, il settore finanziario o anche la cura degli anziani o dei bambini? La società dovrebbe accettare che ci sono diversi tipi di lavoro”.