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24 November 2024
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Interviste

Tra ottima integrazione e mantenimento delle radici culturali con il nostro Paese

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Intervista a Marco Del Panta, nuovo Ambasciatore italiano in Svizzera

Signor Del Panta, Lei è il nuovo Ambasciatore italiano in Svizzera. Quali sono i settori principali dei quali Lei si dovrà occupare?
I rapporti tra Italia e Svizzera sono ben consolidati: i 740 km di confine tra i due paesi, sebbene corrano su una dorsale perlopiù montana, non sono mai stati un ostacolo alle relazioni bilaterali. Qualcuno dice che la Svizzera è “un’isola circondata dalla terra”. Io non credo affatto che sia così. Al contrario.
Pur nel rispetto delle diversità politiche e sociali, anche profonde, c’è una koiné culturale e linguistica assai forte che ci lega. Questo è forse più visibile in Ticino, ma non solo: anche nel resto della Confederazione si avverte una tangibile impronta italiana, grazie al lavoro e all’operato di centinaia di migliaia di connazionali che nel passato qui si sono stabiliti, contribuendo a rendere prospera e ricca questa nazione. Così come è innegabile l’impronta svizzera in Italia.
Partendo da questo dato di fatto, la mia missione in Svizzera vuole puntare a dare un contributo all’avvicinamento dei due Paesi, sul piano dell’immagine e della “sostanza”.
Dal primo punto di vista, bisogna lavorare per aggiornare la percezione comune che hanno i due Paesi l’uno dell’altro. Se si considera l’immagine dell’Italia in Svizzera, è innegabile la persistenza di stereotipi e luoghi comuni. Dobbiamo invece essere in grado di far passare il messaggio che oggi esiste anche un’altra Italia, più moderna e aggiornata. Occorre quindi migliorare la comunicazione, con eventi di portata e raffinatezza pari al Paese che ci ospita.
Quanto alla “sostanza”, cito in ordine sparso alcune priorità: incrementare l’interscambio commerciale, portando alla conoscenza del pubblico elvetico le molte eccellenze italiane; attirare investimenti svizzeri in Italia e viceversa; lavorare su dossier solo apparentemente tecnici, come il negoziato fiscale, sviluppare le infrastrutture, dei trasporti e dei transiti (pensiamo solo al tunnel di base del Gottardo), il settore energetico, la salvaguardia del comune patrimonio ambientale; favorire la diffusione della lingua e della cultura italiane, in modo che non restino solo appannaggio dei connazionali e degli italofoni ma vengano offerte anche a coloro che vogliono studiare l’italiano quale seconda o terza lingua “culturale”.

Ha già avuto modo di conoscere la realtà svizzera? Qual è la Sua prima impressione?
La Svizzera è un paese con un’immagine pubblica forte, quella che gli inglesi chiamano il nation branding. Molto di ciò che proviene da questo paese è associato, con piena ragione, all’efficienza, all’affidabilità, al rigore. E poi la democrazia diretta, la capacità di restare uniti per secoli nonostante le molte differenze culturali e linguistiche. È veramente la Willensnation, una piccola Europa in miniatura che dimostra, all’interno del continente, come sia possibile la convivenza ed il valore aggiunto di tre diverse comunità linguistiche.
Conosco bene la Svizzera, di cui parlo le tre lingue ufficiali e ritengo di avere delle sincere “affinità elettive” con questo Paese; mi sorprendo però spesso a constatare come questo paese riesca ad essere al tempo stesso tecnologicamente avanzato e orgogliosamente “locale”, benestante e aperto al mondo, rispettoso delle differenze e attaccato alla propria individualità.
Prima citavo l’influenza italiana in Svizzera. Naturalmente è vero anche il contrario. Mi piace rilevare l’impronta della cultura svizzera in Italia: senza voler scomodare il ginevrino Rousseau, citerei il grande architetto Francesco Borromini (nato a Bissone), lo scultore Alberto Giacometti, l’architetto Mario Botta. O i grandi romanzieri del ‘900 come Robert Walser, Friedrich Dürrenmatt e Max Frisch, ampiamente tradotti da noi.

Quali problematiche della comunità italiana in Svizzera hanno bisogno di maggiore attenzione?
I più aggiornati dati AIRE parlano di oltre 600.000 connazionali iscritti. La Confederazione è, dopo Argentina e Germania, il terzo paese al mondo per numero di italiani. In Svizzera quella italiana è la più numerosa comunità straniera. La rete consolare è stata molto ridotta negli anni passati: ritengo che l’assetto attuale (consolati a Zurigo, Ginevra, Basilea, Lugano e Berna) sia per il momento adeguato.
I consolati, pur muovendosi tra bilanci sempre più ridotti e normative talora ancora farraginose, stanno facendo il possibile per agevolare l’erogazione dei servizi. In moltissimi casi, ad esempio, il rilascio dei passaporti avviene ormai “a vista” (siamo uno dei pochi paesi a farlo), mentre per le carte d’identità abbiamo attivato una efficace rete di corrispondenti consolari, che fornisce anche informazioni e supporto per gli altri servizi offerti dall’ufficio consolare. Stiamo anche implementando ed aggiornando in maniera puntuale le informazioni presenti sul sito istituzionale dell’ambasciata.
I connazionali hanno però anche altre esigenze: penso alle scuole, penso ad un’offerta culturale ricca ed articolata. Nel caso poi della nuova emigrazione, bisogna cercare di fornire alle italiane e agli italiani gli strumenti conoscitivi per inserirsi al meglio nella realtà svizzera. Con il Comites di Berna stiamo sviluppando proprio un progetto di questo tipo.
Vorrei poi richiamare qui il concetto, centrale e decisivo, di integrazione. I connazionali che sono emigrati decenni fa possono orgogliosamente affermare di aver raggiunto un buon grado o un ottimo grado di integrazione (sebbene tutti si sia consapevoli di alcuni episodi spiacevoli di rifiuto). Occorre continuare su questa strada, favorendo anche il mantenimento delle radici culturali con il nostro Paese.

La comunità italiana in Svizzera è una grande realtà ormai diversa da quella di 20-30 anni fa, sicuramente più integrata: pensa che anche le sue necessità siano cambiate?
Indubbiamente le esigenze dei connazionali cambiano con il tempo. I “nuovi italiani” che oggi giungono in Svizzera cercano soprattutto punti di riferimento, informazioni pratiche, sostegno legale. Strumenti aggiornati per integrarsi velocemente nel tessuto socio-economico. La rete consolare deve adattarsi in fretta a queste mutate richieste, modificando se necessario l’offerta di servizi e adeguando le procedure. Un compito non facile, mi rendo conto, ma che va affrontato con urgenza.
Quando si parla dei nostri connazionali la mia parola d’ordine è: spirito di servizio. Siamo qui, con i miei colleghi, per dare un servizio. Solo questo giustifica la nostra presenza.

Istituzioni come CGIE e COMITES, create al servizio degli italiani all’estero, sono ancora oggi, a Suo parere, in grado di rappresentare la comunità e di garantirne i servizi? Hanno i mezzi per adempiere al meglio i loro compiti?
Comites e CGIE sono stati interamente rinnovati nel 2015 dopo oltre dieci anni. È un segnale rilevante di ripartenza per le principali istituzioni rappresentative dei connazionali all’estero. Con i nuovi membri del Comites e CGIE stiamo lavorando bene, impostando diversi progetti in comune e ascoltando con attenzione le loro proposte e i loro suggerimenti. Le faccio un esempio concreto: ogni volta che un Comites segnala una criticità consolare o suggerisce una particolare nuova procedura, noi ci mettiamo subito al lavoro per verificarne la fattibilità.
I Comites sono dunque per noi un valido interlocutore. Senza di essi, le politiche dei Consolati sarebbero un salto nel buio.

I prodotti italiani sono un nostro vanto nel mondo, apprezzati in modo particolare in Svizzera. Come pensa che si possa valorizzare ancora di più il Made in Italy?
Anche qui, occorre operare pensando all’immagine e alla sostanza. Immagine significa far conoscere la realtà italiana, cioè quella del secondo Paese manifatturiero d’Europa, al di là dei noti aspetti legati ai settori più tradizionali.
Nella sostanza, mi ripropongo una vasta e rapida riflessione sugli strumenti a nostra disposizione per la promozione del Made in Italy e per il loro coordinamento.
L’interscambio fra i due Paesi è già vasto e completo, per non parlare del settore finanziario. Il compito dell’Ambasciata e del “sistema Italia” in Svizzera è di aiutare queste realtà, facilitare la soluzione di controversie, sviluppare nuove reti, pensare a nuove iniziative.

Può darci un Suo parere sul futuro delle istituzioni scolastiche italiane in Svizzera?
L’italiano è una delle lingue ufficiali della Confederazione svizzera. Tale principio è sancito anche costituzionalmente, ma di sicuro altre due lingue ufficiali, hanno uno spazio ben maggiore nell’ambito non soltanto scolastico. Dobbiamo quindi lavorare per offrire in maniera “concorrenziale” dei qualificati corsi di lingua e cultura, a beneficio non solo degli italiani ma anche degli studenti svizzeri.
Una priorità che intendo perseguire è quella delle sezioni bilingue presso scuole svizzere. Si tratta di uno strumento a disposizione di studenti svizzeri ed italiani, che favorisce il dialogo interculturale e che ben si adatta alla costruzione dell’Europa di domani.
Proprio in questi giorni, sentiti i dirigenti scolastici e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, abbiamo richiesto un aumento del numero degli insegnanti, proprio per realizzare le finalità sopra citate.
Eveline Bentivegna

 

Profilo biografico

Marco Del Panta nasce a Firenze l’8 dicembre 1961. Conseguita nel 1986 la laurea in Scienze Politiche presso l’Università di Firenze, nel 1988 entra nella carriera diplomatica. Dopo aver trascorso un periodo a Roma, nel marzo del 1991 viene assegnato al Consolato di Vienna. Nel 1995 intraprende una nuova esperienza diplomatica a Il Cairo. Nel 2000 rientra al Ministero degli Affari Esteri, dove ricopre incarichi presso la Segreteria Generale e successivamente presso la Direzione Generale per la Promozione e Cooperazione Culturale. Nel settembre 2004 viene assegnato a Bruxelles alla Rappresentanza permanente presso l’Unione Europea. Dal 2007 al 2012 presta servizio presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze quale Segretario Generale. Nel 2012 viene nominato Vice Direttore Generale per gli Italiani all’estero e le Politiche Migratorie per le questioni migratorie ed i visti. Dal 14 gennaio 2016 è il nuovo Ambasciatore d’Italia in Svizzera e nel Liechtenstein.

Il saluto dell’Ambasciatore Del Panta

Care connazionali e cari connazionali,
sono lieto ed onorato di essere stato chiamato a ricoprire il ruolo di nuovo ambasciatore d’Italia presso la confederazione svizzera e il principato del Liechtenstein.
Continuando il lavoro intrapreso dai miei predecessori, è mia intenzione contribuire a rendere ancor più profonde e significative le già eccellenti relazioni tra il nostro paese e le nazioni amiche che ci accolgono, la Svizzera e il Liechtenstein. Si tratta di un compito complesso ed emozionante ad un tempo, che l’ambasciata e la rete consolare, ed io personalmente, consideriamo prioritario e su cui intendiamo porre il massimo impegno. È anche una sfida, in un certo senso, che desideriamo affrontare insieme a tutti voi.
Sono oltre 600.000 i connazionali che vivono e lavorano in Svizzera. Si tratta della più cospicua comunità straniera. La nazione elvetica, che già in passato si è valsa dell’ingegno e del sacrificio dei tanti migranti italiani che hanno contribuito alla sua costruzione, torna ad essere oggi epicentro di una nuova ondata di giovani che qui si trasferiscono e che qui portano il loro sapere, la loro esperienza, le loro speranze. E’ quindi specialmente a voi, care concittadine e cari concittadini, che rivolgeremo la nostra attenzione, con l’obiettivo prioritario di migliorare i servizi offerti dall’ambasciata e dai consolati dipendenti, rendendoli maggiormente fruibili, più efficienti e rispondenti alle esigenze odierne.
Lo sviluppo dei settori economico-commerciale, culturale e scientifico e tecnologico resta l’altro caposaldo privilegiato. Già oggi l’Italia vanta in questi campi eccellenze indiscusse, che vanno tuttavia ulteriormente valorizzate. E’ necessario, a mio avviso, un profondo lavoro di promozione e di comunicazione delle numerose iniziative italiane che hanno luogo in territorio svizzero, con l’obbiettivo ultimo di far apprezzare la nostra forza imprenditoriale ed il nostro inestimabile valore artistico e culturale. Il sito web dell’Ambasciata e gli account già aperti sui social media verranno nelle prossime settimane potenziati proprio per rispondere a questa urgente esigenza.
L’ambasciata e i consolati sono a vostra disposizione. Possono migliorare soprattutto se vi sarà tra di noi un dialogo diretto e continuo. Vi invito a farci pervenire i vostri suggerimenti e quanto vorrete condividere con noi.
Un caro saluto
Marco Del Panta

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