Il pilota di Cattolica scivola al secondo giro della MotoGp e viene travolto da Edwards e Rossi. Cancellata la gara. Rossi in lacrime per l’amico
Marco Simoncelli ha perso la vita in gara, nel Gp della Malaysia, dopo una scivolata che, invece di portarlo fuori dalla pista, lo ha trascinato sotto le ruote di Colin Edwards e di Valentino Rossi. Una tragica fatalità, un’altra morte in diretta in pista come in Formula 1 fu per Senna e Villeneuve. E l’Italia piange colui che era considerato l’erede di Valentino Rossi. Una perdita grave per il motociclismo, ma lo è ancor più dal punto di vista umano. Allegro, generoso, solare, irruento, pilota che mordeva l’asfalto come pochi, il suo passo dinoccolato, la folta capigliatura, l’accento romagnolo avevano conquistato tutti. Era il più alto del paddock, sotto di lui la moto sembrava piccola piccola. Eppure come pilota era spericolato, sempre al limite. Per Montezemolo è stato quello che per la F1 fu Villeneuve. “Mi aveva molto impressionato per la velocità, il talento e la grinta che aveva dimostrato quest’anno. Per queste qualità mi ricordava Gilles Villeneuve, ma il destino ha voluto accomunarli in un una maniera così tragica”. Conosciuto in tutto il mondo, Simoncelli era molto amato anche nel mondo del calcio (l’hanno voluto ricordare Totti, Sneijder, Iniesta, Giuseppe Rossi, Ramos). E il suo Milan lo aspettava la prossima settimana a Milanello. Messaggi anche dal rapper Jovanotti e da Fiorello. Piange lo stesso Dottore, che si è trovato suo malgrado coinvolto nell’incidente, anche se è riuscito miracolosamente a non cadere. “Oddio mio” ha detto rientrando ai box in lacrime, sentendosi sulla coscienza la morte del suo grande amico, anche se in realtà il colpo mortale non è stato della sua Ducati ma della Yamaha di Edwards. La tragedia si è consumata in un attimo. Al secondo giro Simoncelli è scivolato ma è rimasto aggrappato alla sua moto, che invece che all’esterno ha preso una traiettoria verso il centro pista, proprio nella direzione di Colin Edwards e Rossi. L’americano ha preso in pieno Simoncelli, il cui casco è volato via. Il corpo esanime dello sfortunato pilota romagnolo è rimasto sull’asfalto. Si è capito subito della gravità dell’incidente, bandiera rossa e gara subito annullata. Immediati i soccorsi ma nonostante il prodigarsi dei medici della Clinica Mobile, non c’é stato nulla da fare, Simoncelli vi è giunto già in arresto cardiocircolatorio. La dinamica dell’incidente è molto simile a quella di Misano, in Moto2, dell’anno scorso, con Alex De Angelis e Scott Redding che falciarono incolpevolmente il giapponese Tomizawa già caduto. Prima di questo maledetto Gp della Malaysia il giapponese era l’ultimo pilota morto in pista nel motomondiale. Un altro pilota italiano morto in pista 38 anni dopo Renzo Pasolini (nel ’73 mori’ a Monza in una carambola con Saarinen), 28 anni dopo quello analogo ad Assen di Franco Uncini: lui per fortuna si salvò (venne investito dalla moto di Gardner e il casco gli volò via) e oggi è responsabile della Commissione sicurezza dell’Irta. La morte di Simoncelli è stato uno choc, e non solo per il motociclismo. Un minuto di silenzio è stato osservato nel calcio su tutti i campi della serie A, e le squadre sono scese in campo con il lutto al braccio. “Correvamo insieme da quando eravamo bambini – dice Andrea Dovizioso, un altro suo grande amico -. L’ho visto cadere tante volte senza farsi male, quasi fosse invulnerabile”. “Oggi tutto questo è surreale” dice Biaggi. “La morte di Marco è una perdita enorme per tutto lo sport italiano” dice il sottosegretario Crimi. “Per tanti giovani italiani – scrive il ministro Meloni – è stato uno dei più significativi esempi di correttezza e passione sportiva”. Nato a Cattolica il 20 gennaio 1987, ma residente a Coriano (Rimini), Marco comincia a correre giovanissimo, già a sette anni nelle minimoto. Simoncelli, per il paddock ‘il Sic’, diventa campione europeo della 125 nel 2002 e nello stesso anno debutta nel mondiale 125 nella gara di Brno in Repubblica Ceca. Il 2005 è l’ultimo anno nella ottavo di litro, e Marco ottiene una vittoria (nella prima gara a Jerez), un secondo posto in Catalogna e 4 terzi posti. Alla fine del campionato 2004 sarà quinto e deciderà il passaggio in 250 con la Gilera. Le prime soddisfazioni arrivano nel 2007, mentre il titolo iridato Marco lo conquista nel 2008, sulla pista di Sepang, la stessa che lo ha visto finire la carriera nel peggiore dei modi. La stagione 2009 inizia in salita con un infortunio ad una mano prima dell’inizio della stagione che gli farà saltare la prima gara. Alla fine, nonostante i buoni risultati (6 vittorie e 3 terzi posti), chiuderà il suo anno da campione del mondo in carica con un terzo posto. L’anno successivo è la volta della Motogp, Marco Simoncelli debutta nei test di Valencia con il Team di Fausto Gresini. Lo scorso anno è stata la stagione di rodaggio per Marco, che ha chiuso in ottava posizione il mondiale. Simoncelli è approdato alla MotoGp come pilota ufficiale, direttamente sotto contratto HRC, ma appoggiato alla struttura di Fausto Gresini. In questa stagione aveva ottento due podi, un terzo posto in Repubblica Ceca e un secondo posto nella gara di Phillip Island.