Oggi tocca alle siriane, ieri alle afgane e irachene
La guerra, si sa, è un cumulo di atrocità, ma certi fatti di cronaca illustrano più di qualunque altra cosa come i più deboli sono sempre quelli che ne subiscono le conseguenze, non una ma molte volte.
Intendiamoci, era già successo nel corso della storia degli ultimi decenni, a partire dagli anni ’80, ’90 e 2000, prima in seguito alla guerra in Afghanistan, poi in seguito all’invasione di Saddam Hussein del Kuweit, poi, ancora in seguito alla guerra in Iraq, ma in realtà l’atrocità di cui stiamo per raccontarvi ha origini secolari, soprattutto in determinate società. Di cosa stiamo parlando? Di una delle conseguenze della guerra civili in Siria, quella che ha prodotto migliaia e migliaia di profughi siriani che fuggono dalla miseria, dalle violenze, dalla fame e si ritrovano – quelli che ci riescono – nei campi profughi nei Paesi confinanti, come la Turchia, la Giordania e il Libano. Ebbene, al di là della propaganda interessata, in questi campi profughi succede che prolifera la tratta delle schiave. Sì, perché quando si parla di aiuti, di accoglienza, spesso si tratta solo di parole, ma nei fatti non si verifica nulla (o quasi) di tutto questo. Recentemente Angelina Jolie si è fatta fotografare in uno di questi campi profughi: certamente per attirare l’attenzione e sollecitare gli aiuti. In realtà, spesso tutto finisce lì, e proprio lì nel segreto della disperazione avviene che si sviluppa il traffico delle bambine. C’è una domanda, quella di coloro che con le bambine avviano loschi affari di prostituzione e di sfruttamento, e c’è un’offerta, quella di genitori, poveri e disperati, che per una manciata di dollari, che non superano spesso nemmeno le cento unità, offrono le loro figlie quindicenni, ma spesso anche più piccole. Come ciò possa essere accettato dai genitori, è presto detto. Da una parte, si dice che meglio la vendita che una prospettiva di stenti e di disperazione; dall’altra, ricorrendo ad un vero e proprio stratagemma che salva – ma solo formalmente – coscienze e regole. Le bambine vengono dunque cedute in matrimonio – l’alibi che legalizza il traffico – a chi, con annunci su internet o sui giornali, le richiede in moglie, esattamente come avviene con le agenzie matrimoniali occidentali. Solo che alle agenzie matrimoniali si rivolgono direttamente gli interessati maggiorenni e che poi sono liberi di scegliere se accettare le offerte o meno. Le società intermediarie o gli annunci singoli chiedono espressamente ai genitori le bambine da offrire mediante un pagamento irrisorio (ripetiamo: si tratta di un centinaio di euro). Queste, poi, una volta in possesso di chi le ha chieste e ottenute, vengono schiavizzate e utilizzate come corpo in vendita sulle strade o all’interno dei locali privati, preda di ricchi magnati o di gente perversa che, pagando, ne fa quello che vuole, talvolta fino ad arrivare anche alle sevizie e alla morte.
Oggi tocca alle bambine siriane, ieri toccò a quelle afgane, quando i campi profughi si trovavano in Siria; poi a quelle del Kuweit, quando Saddam Hussein, agli inizi degli anni ’90, invase quel piccolo Stato. Poi, ancora, toccò alle bambine irachene, quando, dopo l’invasione americana del 2003, molte famiglie fuggirono nei Paesi confinanti. Insomma, una storia tragica che si ripete ad ogni attacco. E domani toccherà a quelli di altri Paesi, e forse è già in atto.
La guerra, si sa, implica queste atrocità, ma il guaio è che esse arrivano ad essere anche legali grazie alle leggi e agli occhi chiusi di chi, tutto sommato, lo fa a ragione veduta, tanto le donne, le bambine, in queste società, non contano nulla. E tutto questo avviene in barba alle rivoluzioni falsamente liberali che, a volte, vengono fatte per dare ancor maggior potere agli uomini che, dietro credenze religiose, perpetuano e anzi accentuano il loro potere.