La grande catastrofe avvenuta a Sumatra e a Samoa, con migliaia di persone finite sotto le macerie ed altrettante morte in seguito al sisma e poi allo tsunami, e successivamente la meno imponente ma ugualmente disastrosa e tragica frana con alluvione verificatasi in alcuni paesi siciliani (Gianpilieri, Briga, Scaletta Zanclea) nei pressi di Messina, hanno oscurato i fatti di politica internazionale, ma la loro importanza è decisiva per il futuro più immediato e più lontano.
Sorvoliamo sulla sconfitta di Obama e degli Usa a proposito della votazione che a Copenaghen doveva decidere la città che ospiterà l’Olimpiade nel 2016 (Chicago è stata bocciata al primo turno malgrado il Presidente Usa e sua moglie fossero andati in Olanda a sostenere la candidatura americana) e concentriamoci sulle trattative a Ginevra tra i “5+1” del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e l’Iran e sul referendum in Irlanda riguardante il nuovo Trattato europeo.
Come si ricorderà, in occasione dell’Assemblea generale dell’Onu e successivamente della riunione del Consilio di Sicurezza – in cui si è parlato del disarmo nucleare – è esplosa la notizia rivelata dagli Usa secondo cui l’Iran stava procedendo alla costruzione di un nuovo sito per il trattamento dell’uranio arricchito. La scoperta non è di ieri, ma dell’ultimo anno, in seguito alle notizie di intelligence confrontate con le rivelazioni fornite da almeno quattro personalità iraniane riparate all’estero negli ultimi anni.
Il tentativo di negare o di minimizzare da parte dell’Iran non ha sortito nessun effetto sulle altre potenze, anzi, ha costretto l’Iran ad aderire alle trattative per il controllo dei siti, in mancanza del quale entro la fine dell’anno scatteranno sanzioni pesanti, con l’accordo possibile anche di Mosca e Pechino.
La posizione dell’Iran è nota: sostiene il diritto a sfruttare l’atomo per fini civili, e fin qui nessuno contesta la sovranità nazionale.
Il guaio, però, è che accanto ai fini civili ci sono anche quelli militari con la costruzione di armi nucleari, e questo è visto come una minaccia, tanto più che a livello verbale (minacce a Israele) e con atti palesi (lancio di missili a media e lunga gittata, ripetuti nei giorni scorsi) l’Iran non fa nulla per smentire le sue intenzioni. Ovviamente, i rappresentanti degli altri Stati sono ben consapevoli della politica dilatoria del regime, ma sono altrettanto decisi ad evitare il peggio.
Nel corso dell’ultimo vertice a Ginevra, il rappresentante dell’Iran non ha potuto tirare la corda oltre certi limiti, per cui ci sono state aperture sul controllo del sito di Qom e anche sull’ipotesi di completare all’estero l’arricchimento dell’uranio per scopi civili.
Si tratta di sapere se le aperture a livello di colloqui saranno seguite da fatti concreti o se si assisterà ad un ennesimo tira e molla per guadagnare tempo, cosa che né la Francia, né l’Inghilterra sono disposte a tollerare oltre la fine dell’anno, quando scadrà l’ultimatum.
L’altro grande avvenimento politico destinato ad avere un seguito importante è stato, come detto, il referendum in Irlanda sul Trattato europeo, ultima versione.
Un anno e mezzo fa, l’Irlanda bocciò il Trattato di Lisbona, per cui l’Ue entrò in crisi. Il Trattato fu rivisto, sia per le critiche diffuse che per permettere all’Irlanda di votare su un nuovo testo.
Questa volta i risultati sono stati largamente positivi e il referendum è passato con il 67,1%.
L’adesione dell’Irlanda permette all’Europa dei 27 di modificare i vecchi trattati istitutivi e di fare un passo in avanti nella direzione di un’Europa con un suo Presidente più stabile e più rappresentativo e con un Ministro degli Esteri (che è anche vice presidente dell’Unione) che assumerà sia la politica estera che la difesa. In sostanza l’Europa acquisirà personalità giuridica, oltre che politica, e potrà firmare i trattati internazionali.
Sarà dunque interlocutrice a pieno titolo rispetto agli altri singoli Stati.
Il Presidente, come anticipato, resterà in carica due anni e mezzo, il Consiglio d’Europa prenderà le decisioni a doppia maggioranza, 55% dei Paesi e 65% della popolazione, il Parlamento europeo sarà rafforzato e potrà prendere decisioni su immigrazione, giustizia e bilancio, mentre resteranno fuori dalle sue competenze il fisco e la famiglia.
Infine, non ci sarà più un ministro-commissario per ogni Paese, ma un numero pari a due terzi degli Stati membri.
In sostanza, l’Unione europea, con il voto positivo dell’Irlanda (mancano le ratifiche della Polonia e della Repubblica Ceca) sta, seppure con prudenza e con timidezza, andando verso un’Unione più politica e più rappresentativa di un unico soggetto decisionale.
✗[email protected]
Articolo precedente
Prossimo articolo
Ti potrebbe interessare anche...
- Commenti
- Commenti su facebook