Si respira aria di italianità alla 68esima edizione del Festival di Cannes. Tre i registi italiani in gara: Nanni Moretti, Paolo Sorrentino e Matteo Garrone
Dal 13 al 24 maggio sarà di scena il festival di Cannes, la famosa passerella francese che proclama i migliori film dell’anno, e per la 68esima edizione avremo l’onore di essere rappresentati da ben tre registi italiani: Paolo Sorrentino, Nanni Moretti e Matteo Garrone. Un vero primo successo per la cinematografia italiana, al di là della premiazione finale, che può certo vantare di nomi e prodotti che non passano certo inosservati nel panorama cinematografico mondiale. Vero è che proprio questi tre registi sono ormai di casa a Cannes, Sorrentino, Premio della giuria con Il divo, ci va per la sesta volta, e Matteo Garrone, Grand Prix con Gomorra e poi con Reality, ci va per la terza volta e Nanni Moretti addirittura ci va per l’undicesima volta e nel 2012 ne è stato perfino il presidente di giuria. Si vede che in Francia hanno un occhio di riguardo per un certo tipo di cinema italiano.
Ma vediamo quali sano i film con cui questi tre registi gareggeranno a Cannes.
Quello che potrebbe essere il film più intimo di Nanni Moretti, Mia madre, tocca un tema forte già affrontato dal regista nel film La stanza del figlio, ovvero il lutto e la sua elaborazione. Interpretato da Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini e dallo stesso Moretti, racconta il difficile periodo di una regista di successo, Margherita, divisa tra il set del suo nuovo film e la sua vita privata. Margherita, infatti, oltre a girare un film sul mondo del lavoro, di cui ha chiamato come protagonista un eccentrico e bizzoso attore americano, ha anche una madre ricoverata in ospedale, che assiste assieme al fratello Giovanni, fratello e figlio perfetto che è sempre un passo avanti a lei. La madre di Margherita e Giovanni, dicono i medici, non ha molto tempo. Tra le riprese di un film che si rivelano più complicate del previsto, una figlia 13enne con problemi col latino (quello stesso latino che insegnava la madre), e il dolore per un lutto che si sa imminente e non si sa come gestire, Margherita confonde realtà, sogno, ricordo e deve trovare la sua strada in tutta quella sofferenza. “‘Mia madre’ è un film che nasce dalla mia esperienza di vita autobiografica. Ripercorro proprio i miei sentimenti, un momento della mia vita così doloroso, rielaborato in una sceneggiatura. Non è più un tabù rappresentare la malattia e la morte al cinema. – spiega il regista – Venti o trenta anni fa non avrei mai fatto film come “La stanza del figlio” e “Mia madre”, ma la morte è qualcosa con cui devi confrontarti con il passare del tempo. Ho cercato di non essere mai ‘sadico’ con lo spettatore, di non cercare una commozione facile, ma di trasmettere la verità dei miei sentimenti”.
Un genere completamente diverso, che attinge al favolistico, quello di Matteo Garrone, “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”, liberamente ispirate alle fiabe de “Il racconto dei racconti” di Giambattista Basile, autore napoletano del XVII secolo, precursore di tutta la letteratura fiabesca dei secoli successivi. I re e le regine, i principi e le principesse, i boschi e i castelli di tre regni vicini e senza tempo; e poi orchi, animali straordinari, draghi, streghe, vecchie lavandaie e artisti di circo: sono i protagonisti delle tre storie al centro del film di Garrone. “Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica”, afferma il regista. “Le storie raccontate ne Il racconto dei racconti descrivono un mondo in cui sono riassunti gli opposti della vita: l’ordinario e lo straordinario, il magico e il quotidiano, il regale e lo scurrile, il terribile e il soave”.
Un cast internazionale anima il film del premio Oscar Paolo Sorrentino Youth – La giovinezza. Girato in lingua inglese racconta la vicenda di Fred Ballinger, anziano direttore d’orchestra, risiede in vacanza sulle Alpi svizzere con la figlia Leda e l’amico Mick, vecchio regista ancora in attività. I due amici si trovano a pensare insieme al futuro, osservando con curiosità le vite dei propri figli e degli ospiti dell’hotel in cui risiedono. In perfetto stile del regista, il film si avvale di grandi immagini, di meditazione, uno sguardo molto ravvicinato ai particolari, piccoli dettagli insignificanti che possono però portare alla riflessione intima della vita, immerso in un’atmosfera rarefatta, quasi sospesa tra sogno e nostalgia spinge lo spettatore alla riflessione sull’esistenza e sulla giovinezza che presto lascerà il posto alla vecchiaia.