Tutti – o quasi – guardano con preoccupazione il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Ecco perché l’Europa trema, mentre Putin e Netanyhau si congratulano col Tycoon
Il ritorno di Trump è stato sconvolgente. Non che nessuno se lo aspettasse, in verità più si avvicinava il giorno delle elezioni e più si concretizzava l’idea della sua vittoria. Però sembra che il mondo circostante sia rimasto quasi spiazzato da questo risultato, tanto che adesso si cerca di correre ai ripari. Tra tutti, l’Europa e l’Unione Europea sembrano essere in allarme. Memori del primo mandato di Trump quando, seguendo lo slogan “America First”, l’economia dei principali Paesi fu messa a dura prova, adesso temono che Trump possa inasprire quelle decisioni in materia economica, che metterebbero fortemente in crisi l’Europa. Dunque, non è tanto il risultato per niente inatteso, quanto il fatto che si concretizzi in un momento di grande fragilità e di indebolimento delle leadership politiche europee, con la Germania – economia trainante di tutta l’Europa – che attraversa una grande crisi economica. Vediamo quali sono le principali preoccupazioni.
I dati della vittoria
È stato un vero e proprio plebiscito. Il repubblicano Trump vince quasi a mani basse contro l’avversaria democratica Kamala Harris, superando la soglia dei 270 grandi elettori necessari per essere eletti alla Casa Bianca. Rispetto alla sconfitta del 2020 contro Joe Biden, Trump ha guadagnato voti in quasi tutti i territori degli Stati Uniti, anche in Stati tradizionalmente democratici come quello di New York e l’Illinois. Inoltre, in queste elezioni Trump ha rafforzato il suo consenso tra le minoranze che storicamente votavano in maggioranza per i democratici, con un aumento delle preferenze sia da parte della comunità afroamericana che di ispanici e latini. Paradossalmente, Trump ha vinto anche nella contea dove si trova Springfield, la città protagonista delle false teorie che gli immigrati haitiani residenti “rapiscono e mangiano cani e gatti” della comunità, dove il Leader repubblicano ha conquistato 64,2% contro il 34,8% di Kamala Harris.
Con questi dati Trump viene eletto 47esimo presidente degli Stati Uniti, dopo essere già stato il 45esimo (2016).
Il tocco di Musk sull’elezione di Trump
È proprio vero che tutto ciò che tocca Musk si trasforma in oro, per lui sicuramente. Non a caso, nel suo discorso dopo l’elezione, Trump ha esordito dicendo che “sarà l’età dell’oro”, e infatti il giorno dopo la vittoria di Trump, le azioni della Tesla di Musk hanno registrato un consistente rialzo (circa il 15%) toccando i 288,53 dollari, per un guadagno di circa 21 miliardi di dollari del suo patrimonio netto, che è arrivato a 285,6 miliardi di dollari. Il magante di Tesla e X ha investo 118 milioni di dollari sulla campagna elettorale del Tycoon, risultandone così il maggiore finanziatore, dando una forte spinta alla sua vittoria. Solo contro tutte le star americane che avevano palesemente espresso la loro preferenza per Harris, Musk è riuscito a farsi spazio e sicuramente è destinato a ottenere un ruolo rilevante nell’amministrazione Trump. “Con lui è nata una stella, dobbiamo proteggere i nostri geni”, ha detto il neo eletto presidente Usa nel discorso della vittoria.
Il timore più grande: i dazi
Memori di quello che è accaduto durante il primo mandato di Donald Trump per via dei dazi, con cui furono colpiti 6,4 miliardi di euro di acciaio e alluminio made in Europe, l’Ue adesso guarda con molta preoccupazione l’ascesa di Trump alla Casa Bianca. Non è un timore infondato, il primo punto del programma di Trump riguarda proprio l’uso aggressivo dei dazi doganali per scoraggiare le importazioni e anche per penalizzare fortemente le merci straniere in vendita negli Stati Uniti, comprese espressamente quelle europee, oltre che quelle cinesi.
In campagna elettorale, Trump ha promesso tariffe fino al 20% su tutte le importazioni europee se fosse stato rieletto. Una minaccia che adesso preoccupa molto l’Europa, visto che il commercio tra Unione Europea e Stati Uniti vale circa 1.000 miliardi di euro all’anno tra beni e servizi. Uno scenario molto preoccupante è quello che ci riporta Euronews: ipotizzando un dazio generalizzato del 10-20%, spiega che le esportazioni europee crollerebbero di un terzo in alcuni settori. I settori più penalizzati sarebbero quelli dei macchinari, gli autoveicoli e i prodotti chimici, oltre alle conseguenze laterali come i 9,4 milioni di posti di lavoro che rischiano di sparire se si alzassero le nuove barriere annunciate.
Le guerre militari
Oltre che le guerre commerciali, sono anche le guerre militari a destare particolare apprensione. Nel campo militare Trump ha idee completamente differenti da quelle dell’amministrazione Biden, infatti ha dichiarato che non ha alcuna intenzione di sostenere l’Ucraina (ricordiamo l’impegno preso da Biden in proposito con 35 miliardi di euro promessi in aiuti dagli Stai Uniti) e in questo caso l’Europa si troverebbe sola e poco attrezzata per sopperire agli aiuti garantiti dagli Stati Uniti. Per non parlare della NATO, che dovrebbe occuparsi di formare i soldati ucraini e fornire aiuti militari secondo gli accordi che risultano adesso in bilico.
In proposito Trump è stato chiaro sin dall’inizio, quando nei suoi discorsi durante la campagna elettorale annunciava: “metterò fine alla guerra in Ucraina. Metterò fine al caos in Medio Oriente ed eviterò la Terza guerra mondiale”.
Donald Trump, si è sempre posizionato come un forte sostenitore di Israele nel contesto del conflitto in corso a Gaza e in Libano, non a caso il premier israeliano Netanyahu è stato tra i primi a congratularsi con “l’amico” Trump per “la vittoria e l’elezione a 47esimo presidente degli Stati Uniti”, e ha aggiunto che auspica di lavorare “sulle nostre relazioni bilaterali strategiche e su una forte partnership transatlantica”. Se da una parte Trump ha lasciato intendere che non è più favorevole al sostegno assoluto per l’Ucraina, dall’altro, lascia presagire che questo sostegno potrebbe essere riservato invece a Israele. Così, insieme al messaggio di Netanyahu, sono giunte anche le congratulazioni di Putin con un messaggio chiaro: “Vorrei cogliere questa opportunità per congratularmi con lui per la sua vittoria alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Ho già detto che lavoreremo con qualsiasi capo di stato di cui il popolo americano si fidi”, confermando di essere pronto ad avere un colloquio con Trump.
Redazione La Pagina