In attesa della “straordinaria novità” anticipata dal Pdl, le diplomazie di Pdl e Udc sono al lavoro per riaprire il dialogo
Il primo a capire che non era oro tutto quello che luccicava nella sconfitta del Pdl è stato Pierferdinando Casini, politico ambizioso e navigato cresciuto alla scuola democristiana di Arnaldo Forlani, soprannominato “Pierfurby” da quel fine e tagliente polemista che era Francesco Cossiga. Il giudizio, poi, non si è fatto attendere, preceduto da una faccia seria per mascherare la delusione: “Siamo tra le macerie”. Casini aveva capito che il vero sconfitto in queste elezioni – i cui ballottaggi avranno luogo domenica 20 maggio e i cui risultati non interesseranno più nessuno se non i candidati eletti – non era nessun altro che lui, l’inventore del terzo polo che voleva trasformare in un Partito della Nazione perché terzo polo era un nome troppo stretto per i milioni di voti che nel giro di qualche anno lo avrebbero incoronato re dell’area moderata. Per far questo, era rimasto all’opposizione nel 2006 ma non alleato di Forza Italia, aveva rifiutato di formare un unico contenitore, il Pdl, insieme a Berlusconi e Fini nel 2008 restando all’opposizione insieme al Pd ma senza esserne alleato, aveva attirato a sé Fini distaccandolo da Berlusconi e alla fine facendo cadere quest’ultimo dopo aver formato il terzo polo con Fini e Rutelli, ma poi, alla scossa dell’albero dei voti berlusconiani, non ne aveva raccolto nessuno. Ecco l’amaro “Siamo tra le macerie”, seguito subito dopo da una constatazione: “Il terzo polo è fallito”. Fini e Rutelli hanno provato a fermarlo, ad attendere prima di celebrare il funerale del terzo polo. In fondo, ha detto Rutelli, in alcune zone l’Api è al 3% (come se equivalesse a 30%). Fini, più ombroso che mai, dallo scranno di presidente della camera, aveva taciuto, capendo anche lui dove Casini volesse andare a parare, per cui lo ha invitato a non avere fretta, rimproverandogli di aver fatto tutto da solo, senza consultazione. In realtà, Fini sapeva che Casini mal sopportava l’isterismo di alcuni luogotenenti d’assalto di Fli, tipo Brigiglio, Granata e Bocchino, ma mai avrebbe pensato che Casini avrebbe messo in soffitta il terzo polo lasciando lui e Rutelli a guardarsi intorno.L’avvisaglia c’era stata quando su La Stampa il giornalista aveva chiesto a Casini che cosa ne pensava degli alleati del terzo polo e lui aveva risposto: “A me interessa il rapporto personale con Fini, verso il quale ho grande rispetto. Poi non è che mi sveglio pensando a Granata o mi addormento pensando a Briguglio”. Un giudizio di rottura politica con Fli e con Api, salvaguardando solo il rapporto personale con Fini e Rutelli, cosa di cui questi ultimi non sanno che farsene perché li lascia in braghe di tela. L’uno, infatti, ha fatto fallire l’alleanza con Berlusconi (Fini) in maniera traumatica, l’altro (Rutelli) era addirittura uscito dal Pd per seguire le sirene di Casini.
Ed ora? Qui è tutto un grosso punto interrogativo, ma qualche spiraglio lo ha offerto lo stesso Fini, quando rivolto a Casini ha detto: “Potevi dircelo in un altro modo, no? Che c’è, hai deciso di andartene col Pdl?”. Ecco, Casini vuole “guardare oltre il terzo polo” inventando qualcosa di nuovo. “Questo schema”, ha sentenziato, “è ormai vecchio, e destinato a cambiare”.Fermiamoci un momento e ritorniamo a prima delle elezioni, quando il Pdl prevedendo la sconfitta e sapendo che il terzo polo avrebbe potuto rappresentare un serio pericolo se ce l’avesse fatta a decollare (facendo accordi con il Pd,.ad esempio), aveva lanciato, per bocca di Alfano, “una straordinaria novità” per dopo le elezioni, una novità che avrebbe rivoluzionato la vita politica dei partiti. Ora tutti sono in attesa di questa “straordinaria novità”. Noi non sappiamo di che si tratti, ma pare che Alfano e Berlusconi vogliano andare oltre il Pdl, non solo con un nome diverso, ma anche con un partito diverso, consapevoli che non si possa riproporre gli stessi personaggi negli stessi posti. In fondo, tutti – non solo Berlusconi, ma anche Bersani, Di Pietro, Casini, Fini, Rutelli – sono percepiti come “vecchi”, dunque ci vuole qualcosa di nuovo. Ma cosa? Pare che il duo Alfano-Berlusconi voglia proporre una confederazione dei moderati, una specie di “patto tra i moderati” che passerebbe per la seconda linea degli attuali leader che compongono gli attuali partiti. Insomma, Berlusconi in seconda linea, come pure altri leader come Casini o gli stessi Fini e Rutelli, per affidare la leadership della coalizione di governo ad un personaggio nuovo ed estraneo alle beghe partitiche e personali, tipo Monti, tanto per fare un nome, o Passera o Montezemolo o un altro con carisma e competenze.
Sarebbe l’inizio della terza Repubblica con tutti i personaggi della prima e della seconda messi da parte, tutt’al più come “padri nobili”, una specie di mallevadori del nuovo, ma senza incarichi di prestigio. Ecco su questa prospettiva potrebbero essere ricuciti i rapporti personali pessimi tra gli ex alleati di una volta.Forse è questa la prospettiva nuova (“guardare oltre il terzo polo”) a cui è interessato Casini. Pare che le diplomazie di Pdl e Udc si siano già messe in moto per superare i veleni personali del passato.Due notazioni finali. La prima: Berlusconi ormai è vecchio, ma possibile che Casini, Fini e Rutelli possano rinunciare alla prima fila? La seconda: ma questa non era già stata la strada calcata dal centrosinistra quando affidò a Prodi, un senza partito, la guida della coalizione di governo? Se è così, sappiamo anche come è andata a finire.