Il reddito di cittadinanza si fa attendere. Dopo le votazioni del 4 marzo scorso era atteso per novembre dai più speranzosi, ma non è trascorso molto per capire che gli italiani avrebbero
trascorso anche questo Natale senza il sospirato Reddito di cittadinanza. Da febbraio e poi marzo 2019, siamo giunti ad una nuova data: aprile 2019. È in primavera che le tasche degli italiani potranno gonfiarsi con qualche euro in più. Almeno si spera.
Il Reddito di cittadinanza targato M5s ha subito diverse modifiche e variazione dalla sua creazione in campagna elettorale fino ad oggi e le modifiche non riguardano solo la data in cui avrebbe preso avvio, ma anche tante condizioni che definiscono chi percepirà e in che termini, l’aiuto economico. Per chiedere l’aiuto servirà intanto che l’Isee familiare non superi 9mila euro. Inoltre, i componenti della famiglia non dovranno essere proprietari della seconda casa e non devono neanche possedere un’automobile immatricolata da poco. Un limite molto importante è che l’avente diritto al Reddito di cittadinanza non deve avere un conto bancario che superi 5 mila euro. Ostacoli anche per chi è possessore della prima casa, che non potrà prendere più di 500 euro al mese perché già usufruisce degli sconti sull’immobile.
“Esattamente quello che abbiamo detto per 5 anni” affermano fonti di Palazzo Chigi per difendersi dalle “fake news e voci di ogni tipo sul fatto che, in seguito alle trattative con la Commissione europea, avremmo tagliato i soldi per questa misura”.
In effetti, per il provvedimento sono stati stanziati circa 7 miliardi, due in meno rispetto a quanto previsto inizialmente, da distribuire alle circa 5 milioni di persone in stato di “povertà assoluta”. “Le modifiche attuali – spiegano le fonti – sono dovute a due ragioni. La prima è una valutazione tecnico-statistica. Storicamente, le misure di sostegno sociale non sono richieste da tutti coloro che fanno parte della platea degli aventi diritto: sulla base dell’esperienza recente, la percentuale di chi fa richiesta non è stata superiore all’80%. Ad esempio, le domande per il Rei sono state presentate da circa il 50% di chi ne aveva diritto. Rispetto alla stima iniziale dei costi presentata a settembre, che si basava sull’ipotesi che tutti gli aventi diritto al reddito di cittadinanza ne facciano richiesta, le nostre nuove relazioni tecniche sono comunque molto prudenti perché si basano sull’ipotesi che sia il 90% di chi ha diritto a fare richiesta. Si tratta ovviamente di una previsione, perché il diritto resta per tutti coloro che rispettano i parametri stabiliti, ma consente di stimare con più precisione lo stanziamento veramente necessario”.
“Il secondo motivo per cui le nostre stime di costi cambiano – spiegano le fonti di Palazzo Chigi – è che nel 2019 non serviranno più 9 miliardi, perché la misura partirà a fine marzo e dovrà essere finanziata solo per nove mesi. Quindi, se dividiamo i 9 miliardi per 12 mesi e moltiplichiamo per il costo mensile per 9 mesi, si ottengono 6.75 miliardi all’anno. In base all’aggiustamento tecnico-statistico, il 90% di 6.75 miliardi fa 6.1 miliardi. Sommando a questa cifra 1 miliardo necessario per i centri per l’impiego otteniamo 7.1 miliardi, il costo definitivo del reddito di cittadinanza per il 2019”.