Il giorno dopo le urne ci sono i commenti, i ringraziamenti e i mea culpa che impegnano la maggior parte delle ore degli italiani interessati, anche da lontano, alla politica. Quello che mancherà sarà la sorpresa: nessuno stupore, la vittoria del centrodestra era più che sospettabile, largamente annunciata.
E Giorgia Meloni, diciamolo pure, l’ha meritata questa vittoria con il suo incontestabile 26%, ferma sui suoi punti, tenendo testa a tutti, riuscendo perfino a far credere di poter smussare gli angoli più spigolosi delle idee e dei capisaldi di partito per abbracciare i favori di tutti.
La crisi imperante è stata una delle alleate più importanti di FdI, il malcontento generale, la voglia popolare di rompere con il difficile passato recente, senza tener conto invece del passato storico, ha dato a Giorgia Meloni manforte, probabilmente più dei due alleati ufficiali. Lega di Salvini e FI di Berlusconi, infatti, raggiungono risultati sotto il 10%, il primo al di sotto delle aspettative, il secondo invece al di sopra, tanto che si prospetta il trionfale ritorno di Cavalier Berlusconi in Senato dal quale manca dal 2013, dopo la decadenza a causa della condanna per frode fiscale.
Poi c’è stato un alleato imprevedibile ma che ha favorito non poco l’ascesa di Fratelli d’Italia: la campagna politica dei maggiori avversari, del Pd e del segretario Letta in modo particolare. L’incongruenza, l’inconsistenza e il caos dilagante del programma e della campagna elettorale del Pd ha dato una grande spinta al partito di Meloni.
Non dimentichiamo, inoltre, il dato dell’affluenza al 63,95%, ovvero un dato che non è mai stato così basso. Ciò significa che è andato a votare soprattutto chi aveva davvero interesse di cambiare le cose, di rivolgersi ad altro e aveva un’idea ben chiara. Dei potenziali 30 milioni di voti espressi, circa 7 milioni sono andati a FdI proclamandolo il primo partito, anche se però non rappresenta assolutamente la totalità degli italiani, ma certamente rappresenta il popolo che andando a votare ha scelto in modo particolare Giorgia Meloni, perché la vittoria è tutta sua e anche se i numeri non le danno la gloria, cambiano completamente la storia di una Nazione.
Ha vinto Giorgia, la donna, la mamma, la cristiana, la guerriera. Con lei ha vinto il populismo e il nazionalismo, ha vinto la linea ferma verso un unico punto che non è d’arrivo – ci tiene a precisare Meloni – ma “di partenza”.
Adesso cosa ci aspetta lo possiamo vedere non solo spulciando il programma di FdI, ma in parte lo ha annunciato la “premier in pectore” Giorgia Meloni già nel primo discorso tenuto nella notte dello spoglio – quando i risultati erano sussurrati ma non ancora declamati – affermando che è giunto il “tempo della responsabilità”, il momento di governare “per tutti gli italiani” ridando loro “l’orgoglio di sventolare il Tricolore”, mentre oltre confini arrivano le prime congratulazioni da leader stranieri: la prima è Le Pen, poi addirittura il premier ungherese, Viktor Orbán. Da questo probabilmente abbiamo un’idea più concreta di quale sia punto di partenza.
Redazione La Pagina