Non si è ben capito cosa sia successo la settimana scorsa sul fronte politico italiano quando si è passati dalla modalità “Savona non va bene? Allora il Governo non si fa più” a quella poco moderata dove si urlava all’impeachment per il Presidente della Repubblica che i “Ministri li sceglie lui”, ma non vale nei giorni dispari, e infine a “nasce il Governo Conte”. Tutto in una settimana, a dimostrazione del fatto che noi italiani non siamo così lenti a fare il governo come si vuol dire! E l’Europa che sta a guardare e a commentare.
I titoloni dei giornali, non sempre felici, non sempre solidali. Insomma il Belpaese è stato parecchio nell’occhio del ciclone e praticamente abbiamo vissuto queste baccanali politiche come telespettatori appassionati che assistono agli avvincenti colpi di scena della serie televisiva più trash. Un colpo di scena dopo l’altro: un giorno si diceva Mattarella è cattivo, un altro no alla messa in condanna del Presidente della Repubblica, i giorni pari e i giorni dispari, appunto. Gli hashtag piovevano giù come grandine estiva: #ilmiovotovale #scusepernonfareilgoverno #governoconte #mattarelladimettiti.
Poi all’improvviso si sistema tutto: Savona è gradito, Di Maio è contento, lo si vede soprattutto dal sorriso più grande e sempre più lucido, Salvini non si sa, lui emette ancora più suoni gutturali da cui si riesce ad estrapolare frasi come “prima gli Italiani”, da un po’ di tempo è scomparsa la ruspa, non si sente più, l’avrà ingoiata, per questo ormai invece di parlare ruggisce. Ma a proposito di italiani, ci siamo chiesti cosa abbia in mente il neo governo per gli italiani all’estero? Cosa succederà adesso? I nostri deputati eletti all’estero hanno idea di come comportarsi e quali saranno i temi che intenderanno affrontare per primi? Di Maio è stato chiaro: intanto si parte con il Reddito di cittadinanza (evvaiii ragazzi!) e Legge Fornero (evvaiii nonno!) e poi si vedrà.
Dopo tutto si capisce che “prima gli italiani” si intende quelli dentro i confini. Nel Contratto di governo, il capitolo riferito all’estero (aggiunto all’ultimo momento) è uno stringato accenno di 12 righe delle 58 pagine complessive, “trascurando che lo stesso documento, all’intera politica estera del Paese dedica 20 righe di un programma che un istituto di analisi serio come il Cattaneo ha definito sovraccarico di misure securitarie e estremamente vago in politica estera”, così affermano i parlamentari del Pd eletti nella circoscrizione Estero Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò e Ungaro in una nota inviata all’indomani della stesura del Contratto stesso. In queste 12 righe ci si sofferma soprattutto sul valore del Made in Italy, si considera una “specifica riforma” per COMITES e CGIE e “bisogna riorganizzare la rete diplomatica e consolare”, senza specificare meglio (volutamente o no) in quale direzione. Ce lo diranno, prima o poi, ricordiamoci che “prima gli italiani!”.
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